24 Novembre 2015, 14.26
Bagolino
L'estremo saluto

Anelito di pace ai funerali dei cinque Caduti

di Marisa Viviani

In una commovente cerimonia l'abbraccio della comunità di Bagolino ai cinque Caduti della Seconda guerra mondiale che hanno fatto ritorno alla terra natia


Il sangue è rosso, disumano è chi lo versa, non chi lo porta.” Le stragi di ieri si fondono con le stragi di oggi in un drammatico
continuum che segna ancora, e per sempre, la vita delle persone e delle comunità. Ieri era la guerra, oggi altri orrori, forse forieri di quel vizio assurdo che attanaglia il percorso dell'umanità su questa terra. Perché la guerra, in tutte le sue forme, altro non è che una corsa verso un suicidio controllato delle società, per vinti e vincitori.

L'appello alla pace, che ha dominato l'omelia di don Paolo Morbio durante la funzione funebre di sabato 21 novembre, è stato l'antitesi della logica perversa per la quale i cinque soldati, di cui si è celebrato il ritorno al paese d'origine dopo 70 anni, sono morti: la guerra e le atrocità che porta con sé.
La guerra ha in sé qualcosa di folle, dobbiamo tenerla lontana dalla nostra vita. E' il messaggio che questi soldati, tornati oggi nella loro terra natale, portano a tutti noi.”

Con un forte richiamo all'impegno di ognuno a favore della pace, Bagolino ha così accolto cinque suoi figli morti in campo di prigionia nella seconda guerra mondiale, sepolti in cimiteri militari in Germania e in Polonia per 70 anni, e soltanto ora riportati in patria per riposare accanto ai propri cari:
Soldato Foglio Serafino da Bagolino (1921 – 1944) – Fante
Soldato Pelizzari Luigi da Ponte Caffaro (1916 – 1944) – Fante
Soldato Foglio Rocco da Ponte Caffaro (1916 – 1945) - Fante
Soldato Fusi Daniele da Bagolino (1921 – 1944) – Alpino
(Dal Cimitero Militare Italiano di Francoforte - Germania)
Soldato Lombardi Pietro da Bagolino (1920 – 1945) – Alpino
(Dal Cimitero Militare Italiano di Beelany – Polonia)

Avevano 23, 28, 29, 23, e 25 anni, e certo tanta voglia di vivere e speranza di tornare a casa, morendo invece in campi di prigionia governati da spietato risentimento contro il nemico, anziché dal rispetto delle convenzioni internazionali sui prigionieri di guerra; campi di sterminio a tutti gli effetti nella realtà, come descritto dal prof. Alfredo Bonomi nel suo intervento di commemorazione.

Morirono di stenti, offesi dall'abbandono dello Stato dopo l'8 Settembre 1943, considerati traditori dagli ex-alleati tedeschi, privi di uno status di prigionieri di guerra, tardivamente riconosciuto, cittadini di serie B senza tutele, mentre erano la parte migliore delle forze militari italiane. Queste le testimonianze del reduce dei campi di prigionia Lino Monchieri, grande personalità della cultura e della scuola che onorò la città di Brescia. 73/78 mila militari morirono nei campi di prigionia per lavoro, fame, malattia, come questi cinque soldati, che oggi sono tornati per ricordarci che l'uomo deve essere meglio e non peggio per essere degno di stare su questa nostra terra.”

Una folla, all'altezza dei momenti più significativi celebrati dalla comunità, ha partecipato con compostezza ed emozione alla funzione funebre in memoria dei suoi figli perduti ed oggi ritrovati. Accanto alla cittadinanza e ai famigliari delle cinque vittime della guerra, erano presenti tutte le delegazioni dei Gruppi Alpini della sez. Monte Suello con il presidente Romano Micoli, il Consiglio Sezionale al completo con il vessillo della sezione; una delegazione dell'associazione Fanti di Brescia con le rappresentanze dei Fanti della Vallesabbia; i Presidenti del Gruppo Alpini e dell'Associazione Fanti di Bagolino, Elia Bordiga e Roberto Dionisi con i rispettivi associati; le delegazioni dei Gruppi Alpini della Vallesabbia e della Valle del Chiese; il Presidente degli Artiglieri di Ponte Caffaro, Alberto Bordiga, con una delegazione degli associati; i rappresentanti del Corpo Forestale e dei Carabinieri di Bagolino; una delegazione dell'Arma dei Carabinieri in congedo della Vallesabbia e di Pieve di Bono; il Maresciallo Pitti con due militari del Centro Documentale di Brescia (Distretto Militare) in rappresentanza dell'Esercito Italiano.

La cerimonia in onore dei cinque soldati, molto partecipata, è stata occasione di profonda riflessione sul valore della coesistenza pacifica dei popoli e delle genti e della difesa della pace, che un costo tanto elevato ha avuto nella storia anche recente del nostro Paese.

Resti tra noi il ricordo di questi giovani, e il tentativo di emularli, non per la guerra, ma per la gratitudine di aver conquistato per noi quella libertà che si ottiene a costo di grandi sacrifici.” Così il Sindaco di Bagolino, Gianluca Dagani, ha onorato la memoria dei cinque soldati caduti.

Le note del canto “Signore delle Cime” e del “Silenzio” interpretati alla tromba dal M° Stefano Bordiga hanno sottolineato con intensità i tratti più significativi della celebrazione, mentre la toccante voce dell'organo suonato dalla Mª Susanna Zanetti inondava con la sua melodia la volta della maestosa Chiesa di San Giorgio, con momenti di vera commozione quando il seguito delle cinque urne, portate a braccio dai famigliari, ha lasciato la chiesa accompagnato dall' ”Adagio di Albinoni”, intonato dall'organo della Mª Zanetti, che ha lasciato un segno di indelebile emozione nella coscienza umana di chi crede veramente nel valore della pace.

I cinque soldati caduti sono stati tumulati nel cimitero di Bagolino: Serafino, Luigi, Rocco e Pietro in un'unica tomba; Daniele con il fratello Giovita, morto nella Campagna di Russia nel 1943. Riposino accanto ai loro cari, e nella pace che le genti future sapranno difendere anche in loro memoria.  

Nelle foto di Luciano Saia: Le urne con le spoglie dei cinque soldati morti in campi di prigionia in Germania e Polonia dopo il 1943. - Photo Gallery: Momenti della cerimonia funebre per i cinque soldati di Ponte Caffaro e Bagolino riportati in Patria dopo 70 anni dalla fine della Seconda Guerra Mondiale.



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