11 Settembre 2009, 07.45
Bagolino

Adesso la Maniva diventa anche spa

La Dosso Alto, gruppo di acque minerali che controlla sei marchi, ha assunto la ragione sociale di Maniva Spa

Chiare, fresche, dolci acque... Non siamo alle fonti del Clitumno cantate da Carducci, siamo alle fonti dell’Adamello cantate da Canossi. Come dire dalle Alpi all’Appennino. Da Brescia ad Arezzo. È la storia dei Foglio di Bagolino.
 
L’oro blu della montagna
In dieci anni hanno cavato l’oro dalla montagna. Da zero a 18 milioni di fatturato con l’oro blu, ovvero acque oligominerali batteriologicamente purissime e altissime, poiché sgorgano da fonti poste a 1.800 metri di altitudine. Michele e Giorgio Foglio, fondatori nel 1998 e da allora amministratori del Gruppo Dosso Alto, sei marchi di altrettante acque - Maniva, Le Fonti, Balda, Verna, Vaia e Aquidea - dal primo di luglio scorso hanno cambiato ragione sociale assumendo quella di Maniva Spa, il marchio trainante di punta. Una storia esemplare che dimostra come anche dalla montagna si possono trarre opportunità.
Tutto è cominciato sessant’anni fa con l’allevamento delle trote, tutt’ora florido business che si affianca a quella delle acque minerali, ad opera del padre, Angelo Foglio, scomparso nel pieno della maturità lasciando al figlio Michele e al nipote Giorgio l’onere di continuare l’attività.
E così è stato. Perché non innovare, si è chiesto Michele, affiancando al mitico «bagoss», il formaggio delle malghe tipico di Bagolino, un prodotto altrettanto genuino e naturale come l’acqua di cui è ricco l’Adamello?
Nel 1998 nasce il primo impianto di captazione e imbottigliamento. Incoraggiato da Franco Foglio, imprenditore bagosso «emigrato» a Brescia, e dalla moglie di questi, Germana Congiu (due dei dieci soci che oggi formano la compagine sociale) Michele inizia il nuovo business scegliendo un nome che meglio non si poteva: Maniva. Puntando subito su due asset, la logistica e la pubblicità. La prima è fondamentale per la distribuzione delle bottiglie (80% plastica a perdere e 20% vetro a rendere, destinato quasi tutto alla ristorazione) e la seconda intesa come promozione-comunicazione.

Da Brescia alla Toscana
O meglio dalle Alpi all’Appennino. Dall’inizio degli anni 2000 la gamma si arricchisce intanto di altri marchi, ognuno dei quali pensato e realizzato per intercettare un segmento o una nicchia del mercato.
Ma il salto di qualità che consente all’azienda di entrare nella distribuzione dell’Italia centrale è l’acquisizione dell’acqua Verna, località in provincia di Arezzo che dà il nome al noto santuario francescano, il secondo per importanza dopo Assisi.
Un grande marchio imprigionato in un’azienda in crisi. I Foglio la risanano e la rilanciano, tanto che oggi è il marchio che registra il maggior incremento col 25% in più rispetto al 2008 (a livello di Gruppo l’aumento medio 2009, nonostante la contrazione dei consumi, è del 10%). Segno che Verna porta fortuna, visto che, come spiega Foglio, si tratta della località dove San Francesco - primo ambientalista e animalista d’Italia, si pensi al «Cantico delle creature» - ha ricevuto le stimmate.

Buone prospettive
Prospettive? Diventare una realtà nazionale, spiega Foglio. Cosa assai probabile poiché i due terzi della Penisola sono già coperti dalla distribuzione, che può contare logisticamente su due poli attrezzati, Bagolino e Arezzo. Ma tutto è partito dalla montagna di casa, l’Adamello, e dal Maniva, nome simbolico. «Una scelta emblematica - conclude Michele Foglio - ci è bastato guardare fuori dalle finestre e lasciar correre lo sguardo sulla montagna che ci ha sempre accompagnati nel nostro sviluppo».
Lirico, come limpida è l’acqua che sgorga dalle fonti del Maniva.
 
Alessandro Cheula  dal Giornale di Brescia

 

 



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