02 Agosto 2010, 07.20
Anfo
Tradizioni

Il carél fa il pieno ad Anfo

di Giancarlo Marchesi

Ieri le suggestive contrade di Anfo, località posta sulle rive dell’Eridio, sono state animate dalla parata degli storici carèi.

 
Le antiche tradizioni e la natura si sono intrecciate nel corso della nuova edizione della «Giornata della carelàa». 
La sfilata, organizzata dalla Pro Loco anfese, è iniziata puntualmente alle 14, partendo dal campo sportivo, per concludersi nel tardo pomeriggio con una conviviale cena a base di specialità valligiane.
L’edizione 2010 della carelaà ha proposto al nutrito pubblico di appassionati, turisti e curiosi presenti alcune novità rispetto alle precedenti edizioni: le soste intermedie sono state incrementate, portandole a ben nove tappe, e in un paio di cortili, quelli delle famiglie Graziotti e Bettini, si è dato vita a scene legate alla civiltà contadina con la presenza di due simpatiche caprette bianche e un asinello e con assaggi di specialità gastronomiche tradizionali.
 
I partecipanti, durante la parata, hanno trasportato sui carèi oggetti e materiali mutuati dalla tradizione contadina della zona del Lago d’Idro e tutti i protagonisti indossavano indumenti simili a quelli del passato.
Come da regolamento, al termine della sfilata, i membri di una apposita giuria hanno individuato, tra tutti i partecipanti alla manifestazione, l’equipaggio che attraverso l’inventiva e la varietà espressiva meglio ha fatto rivivere la civiltà del carèl.
 
«Il carèl – ci spiega Romeo Seccamani, già presidente della Pro Loco e profondo conoscitore della realtà anfese – era il tipico carrettino che gli abitanti di Anfo usavano per il trasporto del fieno, della legna e dei prodotti d’alpeggio e che, seppur limitatamente, era utilizzato anche nei paesi limitrofi.
L’anfese dei tempi passati, costretto a vivere nel territorio meno fertile della Valle Sabbia, suddiviso a sua volta in piccoli appezzamenti, doveva economizzare il più possibile; in parole povere: possedere un mulo o un asino significava quasi una vacca in meno. Così, mentre in altre zone della valle era molto usato l’animale per il trasporto delle merci e particolarmente come mezzo di risalita, l’anfese, costretto a limitare questo uso, doveva ingegnarsi a ricercare, in sostituzione del mulo, un mezzo adeguato alla sua forza e alla peculiarità del territorio, oltre ad essere idoneo a più funzioni. Chi lo inventò considerò che doveva essere trasportato scarico lungo dirupi e forti pendenze e quindi non superare un determinato peso».
 


Commenti:
ID3281 - 02/08/2010 10:38:00 - (davidebond) - bravi! davide bondoni

Sono sinceramente contento che questa ricorrenza annuale sia riuscita con successo anche quest'anno, nonostante qualche pecca organizzativa. Molto bella era la cartina illustrante il percorso dei Carèi. Colori azzeccati e con gusto. Dispiace che sia un arcipelago isolato. E peccato che per ragioni economiche non si sia potuto associare ad essa il prestigioso concorso fotografico che nella Carelàa affondava parte delle sue radici.Questo, a dimostrazione, che non porto rancora neppure nei conronti di coloro che mi hanno messo da parte in maniera dubbia.L'unica che posso dire, e che ho già detto in altre sedi, è che tale festa racconta l'aspetto folklorico del Carèl ma non la sua incidenza storica. Mi piacerebbe che qualcuno spiegasse perchè oggi nel 2010 ha senso occuparsi del Carèl, autentica invenzione storica. In quanto, la sltta dotata di ruote si trova anche in val Badia. Anni fa, durante la Carelàa, c'era la dimostrazione

ID3283 - 02/08/2010 10:45:00 - (davidebond) - bravi!

di uno strumento tipico: la falce... Non esageriamo. Io vedo nella Carelàa, la paura dell'uomo contemporaneo di perdere la sua identità in un mare che sembra sempre più anonimo. Ad ogni modo, la manifetazione ha avuto successo ed è giusto lodare gli organizzatori. Colgo anche l'occasione per rifermi al recente concerto per flauto, chitarra ed orchestra. E' triste che la nostra società non sia musicale. Nelle sale da concerto si sente musica vecchia. E a chi mi parla di Pierre Boulez, affermo che ha più di ottant'anni, seppur rimane un grande genio. Perchè non comunicare la cultura nuova che si sta facendo sotto i nostri occhi? A me sarebbe piaciuto dedicare almeno una serata alla musica contemporanea, appoggiandomi, magari a nessun nome famoso, ma non per questo meno dotato. Chiudo, complimentandomi con chi di dovere e auspicandomi che nel futuro si punti di più l'acceleratore sul significato delle cose.

ID3284 - 02/08/2010 10:47:00 - (davidebond) - chiusa

Il fatto di abitare in un piccolo paese non significa, né implica in alcun modo, che anche il nostro immaginario sia piccolo. Ricordo che Mahler nacque ad Iglau, non nel Ring di Vienna. Grazie di averci allietati anche quest'anno. Distinti saluti, davide bondoni

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