La veglia e l’incontro con il Papa

Continua il racconto del viaggio a Sidney di Elisa Gorizia per la GMG.
In questa terza parte esprime tutta la sua emozione per l’incontro dei giovani con papa Benedetto XVI.

E poi è arrivato il giorno clou: il sabato.
Ci siamo incamminati verso l’ippodromo di Randwich per la Veglia e la Santa Messa.
Lì ho vissuto la bellezza di essere tanti come tanti, niente differenze, niente ricchi o poveri, belli o brutti, giovani o meno giovani: solo pellegrini, pellegrini intorno ad un uomo, al Papa, che in nome di Cristo è venuto a ricordarci chi siamo, la nostra origine… a ricordarci che Cristo ci può salvare dalle situazioni difficili, che si può sempre tornare indietro.
E anche lì: incontri, balli, allegria e preghiera scaldavano il cuore anche se il gelo della notte scendeva inesorabile e solo a tratti eravamo illuminati dal calore delle stelle.

Ci siamo svegliati all’alba, raffreddati, la rugiada bagnava i nostri sacchi a pelo; con le ossa doloranti per la temperatura davvero bassa abbiamo vissuto l’incontro con Gesù Eucarestia nella messa conclusiva.
In questo speciale momento, in alcuni istanti di silenzio si vedevano giovani in ginocchio che con grande raccoglimento affidavano richieste, speranze e ringraziamenti a Dio.

Il Papa, uomo mite, ha manifestato durante l’omelia la bellezza e la limpidezza del suo magistero. Ha proposto una verità tutta intera.

“La Chiesa, il mondo ha bisogno di voi giovani, della vostra fede, del vostro idealismo, della vostra generosità per essere sempre giovane nello Spirito. Siate testimoni e profeti di un mondo nuovo dove la sacralità della vita e la verità dell’amore come dono di sé sono colonne portanti”.
Il Papa ci ha chiesto di mostrare un mondo nuovo con la parola e la testimonianza della propria vita, a una società la cui cultura a volte crea smarrimento. “Possa il fuoco dell’amore scendere a riempire i vostri cuori, per unirvi sempre più al Signore e alla sua Chiesa e inviarvi, come nuova generazione di apostoli, a portare il mondo a Cristo.”

Il Papa, a mio parere, ha smosso le nostre coscienze, è stato chiaro, diretto: “State fondando le vostre esistenze su fondamenta solide? State costruendo qualcosa che durerà? State vivendo le vostre vite in modo da fare spazio allo Spirito in mezzo a un mondo che vuole dimenticare Dio, o rigettarlo in un falso concetto di libertà?”. Ma allo stesso tempo ci ha rassicurato: “L’effusione dello Spirito di Cristo è un pegno di speranza e di liberazione contro tutto ciò che ci impoverisce. Questa forza può creare un mondo nuovo, può rinnovare la faccia della terra”.
Oggi, mentre scrivo, penso: grazie Benedetto, le tue parole mi hanno fatto riflettere, hai donato un messaggio di speranza, hai gridato al mondo che tu credi nei giovani.

Elisa Gorizia

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