Lucio Fiorentini (1829-1902)
di Giancarlo Marchesi

Iniziamo con oggi una raccolta di storie valsabbine, con personaggi noti e meno noti, che raccoglieremo in un'apposita rubrica. Una rassegna che nel tempo potrà costituire materiale interessante di approfondimento culturale e storico.

Lucio Fiorentini * Nacque a Vestone il 25 ottobre 1829 da Giambattista. Di famiglia borghese, compì gli studi inferiori a Brescia, avendo come compagno d’infanzia Tito Speri, animatore, nel 1849, dell’insurrezione e della successiva difesa della città dagli austriaci.
A quell’epoca il Fiorentini aveva già militato nel battaglione studentesco che l’anno prima si era spinto fin nel Trentino per poi ripiegare su Mantova; a differenza dello Speri si era però subito disilluso sull’efficacia della guerra dei volontari e all’indomani dell’armistizio di Salasco [5 agosto 1848] si era rifugiato a Torino, dove era entrato in contatto con gli ambienti moderati, aderendo alla linea carlalbertista e ricevendo perciò, alla vigilia della ripresa della guerra [1849], l’incarico di portare a Brescia documenti militari e fondi per finanziare l’insurrezione [Dieci giornate di Brescia, marzo 1849].
 
Esule di nuovo in Piemonte, il Fiorentini concluse gli studi universitari, iniziati a Pavia, laureandosi in legge. Nel 1859, liberata la Lombardia, rientrò in patria e, abbandonata l’attività di pubblicista, con i proventi della quale si era fin allora mantenuto, il 30 dicembre 1859 entrò nell’amministrazione statale come consigliere di governo a Brescia.
Ebbe così avvio la sua lunga carriera di funzionario, che per più di un ventennio lo vide impegnato nelle sottoprefetture di varie zone d’Italia e che toccò il suo vertice con la promozione a prefetto di 3a classe e con destinazione a Sassari (18 febbraio 1882).
Prima di questa nomina era stato sottoprefetto ad Ariano Irpino (1861) e a Pozzuoli (1865), consigliere delegato a Lecce (1867), ancora sottoprefetto a Terni (1868) e a Imola (1870), di nuovo consigliere delegato a Treviso (1872), Siracusa (1873), Verona (1875), Aosta (1876), Novara (1877), Roma (1878) e infine Sassari (1880).
 
Mettendo a frutto gli studi fatti, si era accreditato anche come uomo di cultura dando alle stampe alcuni lavori divulgativi.
Nati come veicolo per diffondere nel popolo, soprattutto in quello degli elettori, i fondamenti di una cultura civica di base, la Guida alla politica pel popolo italiano (Milano 1860; 2 ed., Napoli 1867) e Lo statuto spiegato al popolo… (Milano 1861; poi altre otto edizioni, l’ultima delle quali a Bergamo nel 1887), si presentavano, anche per la struttura espositiva che era quella del catechismo, come veri e propri manuali per l’insegnamento, tant’è che il secondo fu adottato nelle scuole.
 
Un terzo lavoro, Gli ultimi venti anni. Storia… (Napoli 1866), contenendo una ricostruzione del periodo cruciale dell’unificazione tra il 1846 e il 1866, costituiva, rispetto alle opere precedenti, il supporto storico necessario ad illustrare il percorso lungo il quale le istituzioni nazionali si erano venute formando.
Quando finalmente, nel 1882, fu nominato prefetto, le sue peregrinazioni non cessarono: dopo la sede di Sassari vennero i cinque mesi trascorsi a Belluno, gli oltre sei anni alla prefettura di Bergamo (1885-1891) e il semestre finale a Cosenza.
Il primo maggio 1892 il Fiorentini  chiedeva il collocamento a riposo per motivi di salute: a ricordo della esperienza prefettizia restava l’ampia Monografia della provincia di Bergamo (Bergamo 1888).
 
Una volta in pensione, il Fiorentini poté portare avanti senza impacci la vocazione di studioso dei movimenti politici.
Si diede allora ad un tipo di pubblicistica volto ad illustrare caratteri e cause del malessere esploso nel paese al tempo dell’ultimo governo Crispi e, nel fare ciò, rivelo un’insospettata vena polemica: se però come prefetto aveva evidenziato il pericolo clericale, come studioso prese di mira il socialismo attaccandone le fondamenta teoriche.
Il 21 novembre 1901, su proposta del ministro dell’Interno Giolitti, il Fiorentini era nominato senatore.
Meno di un anno dopo, il 9 novembre 1902, morì a Bologna.

 

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