Mezzo secolo nel segno della DC
di Giancarlo Marchesi

Si č ripercorso mezzo secolo di storia italiana nel segno della Democrazia cristiana l’altra sera a Gavardo, in occasione della presentazione del libro-intervista di Arnaldo Forlani «Potere discreto».

Si è ripercorso mezzo secolo di storia italiana nel segno della Democrazia cristiana l’altra sera a Gavardo, in occasione della presentazione del libro-intervista di Arnaldo Forlani «Potere discreto» edito da Marsilio per la collana Gli specchi della memoria.

All’incontro, organizzato dall’Associazione Pro Loco del Chiese, è intervenuto Sandro Fontana, ex senatore e docente universitario, curatore con Nicola Guiso del volume. Fontana ha scandito, stimolato dalle domande dello storico Roberto Chiarini, le tappe fondamentali della storia della nostra Repubblica.

Arnaldo Forlani, che è stato segretario politico della Dc, premier, ministro delle Partecipazioni statali, della Difesa e degli Esteri, ha raccontato la sua intensa e lunga esperienza politica rispondendo alle domande di due interlocutori amici, Sandro Fontana (ex direttore del Popolo) e Nicola Guiso, capo dei servizi parlamentari dell’antico quotidiano ufficiale della Dc.

In apertura del suo intervento, il curatore del volume non ha nascosto le difficoltà incontrate nella preparazione dell’intervista-racconto: «Ci sono voluti otto anni – ha precisato Fontana – per pubblicare questo libro, perché Forlani, che ha idee molto chiare sul passato, anche su quello più vicino a noi, per esprimere una sintesi ragionata sui fatti che lo hanno visto protagonista, ha preferito attendere».

Durante la serata Fontana non ha mancato di valorizzare la testimonianza dell’ex segretario democristiano, persona molto equilibrata, evidenziando che «proprio Arnaldo Forlani è rimasto fedele più di tanti altri alla lezione di Moro, realizzando la terza fase del disegno dello statista assassinato dalle Brigate rosse, con il superamento di una visione tolemaica del sistema: “Il futuro non sarà più nelle nostre mani, e se non saremo capaci di un sussulto d’intelligenza questo futuro sarà addirittura contro di noi”, diceva Moro. Forlani ha consentito a Giovanni Spadolini, leader del Partito repubblicano, il più piccolo dei partiti alleati, di diventare presidente del Consiglio e di inaugurare la lunga stagione del “pentapartito”».

L’ex direttore del Popolo ha fatto risaltare che «nel quindicennio tra la morte di Moro e la fase di Mani pulite, di cui Forlani è stato attento regista, l’Italia scavalcò la Gran Bretagna fra i paesi più industrializzati per reddito globale e procapite e il tasso d’inflazione si ridusse dal 16 al 4,6 per cento».

L’ultima parte della conversazione è sta dedicata alla drammatica fase di Tangentopoli che per Forlani culminò con la sofferta testimonianza al processo Enimont. «Forlani conserva da testimone – fa notare il curatore dell’intervista – giudizi sereni e severi insieme, ma soprattutto di particolare interesse, e dovrebbero indurre a riflessioni doverose quanti sino a oggi se la sono cavata lavandosene pilatescamente le mani».

Rispetto ad altri leader democristiani, Forlani ha sempre mantenuto un certo riserbo, ma con questa lunga intervista a Fontana e Guiso fa affiorare un’interessante e stimolante rilettura dei fatti legati alla Prima repubblica che ha già suscitato non poco interesse.
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