Monte Tesio, giudice, guardiano e maestro
di Luca Pietrobelli

Il Monte Tesio è il custode del paese di Gavardo. Con la sua mole importante veglia sul paese e da sempre è di riferimento per gli abitanti del luogo...


... scrutando la sua cima e la disposizione delle nubi in base all'ora della giornata è possibile sapere che tempo farà, se è consigliabile uscire per una passeggiata o correre a coprire il proprio orto per disastri in arrivo.

Il Tesio non è una cima dolomitica, non è stato teatro di battaglie ciclistiche e probabilmente è conosciuto solo in zona, ma ha caratteristiche importanti e speciali tali da renderlo mitico e pericoloso.
Partendo dal centro del paese i km da percorrere per raggiungere la cima non sono tanti, meno di sei, ma le pendenze sono aspre, da far invidia agli strappi pirenaici che si affrontano al Tour de France, che normalmente si corre proprio in questi giorni.

08/07/2020, un normalissimo giorno d'estate
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L'idea di affrontare la scalata mi è venuta per caso, più per la poca voglia di pedalare nel traffico che per altro.
La salita, fin dalla prima rampa si presenta aspra, cattiva, senza possibilità di scelta sul rapporto da utilizzare, subito al 34/25, per non rischiare di intossicare la muscolatura e salvare gamba e polmoni per il proseguo dell'arrampicata.

A rendere impegnativa la sgambata ci pensa il tempo: un caldo coloniale, che sfiora i 33° al sole e un tasso di umidità caraibico trasformano immediatamente il volto una maschera di sudore, con i capelli che si appiccicano alla fronte e e le gocce che colano sulla punta del naso per poi cadere ad imperlare il nastro del manubrio, come succede nei momenti più duri delle gare vere, quelle che si vedono alla TV.

A complicare ulteriormente la percezione del caldo ci pensa l'asfalto, che col suo nero pece manda verso l'alto forti vampate infernali che in breve fanno ribollire i piedi negli scarpini in carbonio e fanno desiderare di trovare presto ombra e refrigerio.
La scalata continua, lenta ed inesorabile, fra l'effimero sollievo dato dal rovesciarsi l'acqua della borraccia addosso e i pensieri che affollano la mente e scappano via veloci: ricordi di gioventù in cui si andava a giocare per i boschi accanto alla strada, ricordi di sfide all'ultimo respiro in sella a biciclette sgangherate e rattoppate e dolci sorrisi che si spengono nel passato.

Monte Tesio, giudice infallibile per gli atleti della zona che desiderano testare la propria condizione, è anche maestro, fa ricordare le basi del ciclismo: come assumere la presa sul manubrio più efficace, come pedalare secondo gli insegnamenti della scuola-pista, con un piede che spinge e l'altro che solleva, come coordinare spinta e respiro; una serie di gesti semplici che messi insieme e ripetuti a memoria permettono di sopravvivere.

La salita è di quelle illusorie: per due-tre occasioni lascia spazio alla speranza che sia finita, con tratti a minor pendenza, per poi riprendere a salire con valori al limite del ribaltamento.
A questo si aggiunge la montagna: tutta una falsa cima, non i capisce mai quando si è arrivati, nemmeno quando si arriva alla fine, su un altopiano ombreggiato che restituisce le energie e soddisfazione.

Il Tesio è così: tutto sommato uno sparo, 20 minuti di agonia per sentirsi vivi a due passi da casa.


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