Sottopasso sotto osservazione
di val.

Maria Luisa Comaglio: «Perché lo faccio? Perché nessuno possa dire un domani che non sapeva cosa stesse accadendo».


Sono passati più di 8 anni da quella tragica notte del 22 maggio, quando la 22 enne Sara Comaglio, sulla via di casa, entro con la sua auto nel laghetto che si era formato lungo la 45Bis, sbandò, finì di traverso contro un’altra auto e perse le vita.

Da allora sono cambiate molte cose in quel tratto di strada: grandi serbatoi di accumulo, potenti pompe, illuminazione adeguata e semafori di segnalazione.
La mamma di Sara, Maria Luisa, non ha mai smesso però di segnalare ogni “defaillance” del sistema.

Anche ieri era lì. Anche oggi segnalerà il fatto alla Procura.
«Anas ha fatto notevoli investimenti per migliorare la situazione, segno che prima che morisse la mia Sara il pericolo era stato enormemente sottovalutato – ci dice Maria Luisa-. Eppure nessuno dei dirigenti se n’è assunto la responsabilità e sa perché? Perché sono riusciti a dimostrare che non sapevano».

«Ovviamente spero che nessun’altra mamma debba patire il mio stesso dolore, ma se un domani dovesse accadere nessuno potrà tirarsene fuori».

Ieri come il 1° luglio, come nella notte fra 2 e il 3, come l’11 luglio scorso
, tanto per dire delle occasioni più recenti, Maria Luisa ha raccolto immagini, dati e testimonianze, richiesto l’accesso agli atti quando sono intervenute le forze dell’ordine e spedito tutto alla Procura, seguendo la procedura prevista.

«So che la Procura è tenuta ad avvisare la Prefettura e quella a chiedere chiarimenti all’Anas, ogni volta. Questo per ora mi basta» ci dice.

Un lavoro certosino, quello di mamma Maria Luisa, che a febbraio di quest’anno ha prodotto un “tavolo tecnico” per chiarire gli eventi del 2019, nel tentativo di trovare nuove e più efficaci soluzioni.


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