Là su per le montagne...
di Cesarina Cattaneo

“…tra boschi e valli d’or…” Così si canta nella famosa canzone che racconta della montanara, ma noi non abbiamo niente a che vedere con la storia sopra citata, in quanto vi voglio solo raccontare delle vacanze di questa strana estate del 2020.


Per via del virus siamo stati costretti a cambiare i nostri programmi riguardo alle nostre ferie perché, come ogni anno, avevamo deciso di passarle con gli amici del CAI di Gavardo. Ma dati gli annullamenti, abbiamo dirottato per una settimana in quel di Breguzzo (nelle valli Giudicarie) in un albergo da noi già conosciuto. La programmazione delle varie escursioni è stata così più semplice dato che la zona già la conoscevamo. Ma veniamo al nostro piccolo diario.

1° giorno - Dopo la S. Messa (è domenica) in quel di Roncone, dritti su in val di Breguzzo, giusto per sgambare un po’ dato che eravamo a km 0. Siamo arrivati  appena in tempo al rifugio per prenotare il pranzo (chi è arrivato dopo di noi si è sentito dire che erano al completo). Cucina abbondante, ristoratore simpatico, clima ventilato quel tanto che basta per farci godere un buon pranzetto e poi via, alla Madonna dei Larici in quel di Bondeno per una pennichella nella pineta.

2° giorno - Gita in val Nambrone (tra Pinzolo e Campiglio), rifugio e zona che avevamo già conosciuti quando ci si era recati con i bimbini ancora piccoli in questo bosco attrezzato con sentieri e vialetti e con tanto di cascata suggestiva. La nostra meta era il rifugio Cornisello ma dopo un po’ di strada ci siamo accorti che la distanza era improponibile. Dietro-front e sosta al rifugio Nambrone per il pranzo. Siamo in compagnia di un gruppo di anziani (più di noi) e, giusto il tempo per non prendere il temporale che era in agguato, siamo ritornati sui nostri passi per fermarci a Tione al parco pubblico per un breve riposino.

3° giorno - La meta stabilita è Stabolfresco, sopra Roncone, ma è rimasta non raggiunta perché a un certo punto del percorso abbiamo perso le indicazioni (semplicemente parlavano di altre malghe che non avevamo mai sentito nominare). Ritorniamo sui nostri passi per fare tappa alla “pianta del fungo”, località nota ai ragazzi che frequentavano la colonia parrocchiale degli anni 60. Ora ci hanno fatto un invaso che produce energia elettrica e un albergo: di finferli non se ne parla proprio. Ci fermiamo per pranzare e ci viene proposto un risotto al Teroldego: la quantità è tale tanto che Aldo chiede alla ristoratrice se era sicura che fosse per due persone e non per quattro. Il lauto pranzo chiama però un doveroso riposino nel parchetto lì vicino.

4° giorno - Malga Magiassone. Raggiungiamo in auto la malga d’Arnò in val Breguzzo e dopo una camminata di circa 50 minuti eccoci alla malga. Troviamo una famigliola della Franciacorta che avevamo conosciuto in albergo, sono con i loro due bambini e ci lasciano per andare a passare il pomeriggio al campo avventura che si trova vicino al rifugio ponte Arnò. Noi proseguiamo e alla malga troviamo oltre a una coppia che è appena tornata dall’aver portato la mandria al pascolo, una coppia di giovanissimi (lui 18 e lei 22 anni) che in cambio di vitto e alloggio, presso la malga stessa, danno una mano. Lui è di Nuvolento, appassionato di rampichino, lei di Verona, giocatrice di pallavolo: sono qui per delle vacanze sobrie e alternative... Bravi!
Chiediamo se possiamo pranzare da loro e ci dicono che ci ospitano volentieri e che l’offerta che lasceremo andrà all’operazione Mato Grosso di cui fanno parte.

Hanno sei figli, ormai grandi:  Lorenzo lavora per il 118 dell’ospedale di Tione  e aiuta la moglie nella conduzione delle mandrie loro affidate. Chiacchierando del più e del meno ci raccontano dei loro sei anni passati in Perù e di come hanno conosciuto un prete della Valsabbia: un certo Don Angelo. Al che io dico: “Nolli? Perché lo conoscete?” Rispondono: “Come no....è il nostro parroco ed è stato in missione in Equador. Lorenzo portava alla missione di Don Angelo i maialini che poi venivano ingrassati per le esigenze della sua comunità.” Minaccia di temporale, per cui ritorno in albergo e quindi riposino, questa volta nel letto.

5° giorno - La meta di oggi è incastonata tra pietre e boschi sopra Madonna di Campiglio ed è il lago di Nambino. Ci si arriva, dopo aver lasciato l’auto al parcheggio, con una semplice e abbordabile passeggiata di circa 50 minuti. Arrivati alla conca del laghetto prenotiamo il pranzo al rifugio e poi facciamo il giro,  accompagnati dal vociare dei bambini e delle famigliole che si apprestano al pic-nic. Dopo aver pranzato partiamo subito per il rientro perché ci aspetta il parco-pineta di Pinzolo: vasto, tranquillo, ventilato, un sogno per la pennichella d’obbligo.

L'ultimo giorno si presenta sotto un'acqua che non lascia spazio a progetti di escursioni per cui decidiamo di metterci in auto e andare a vedere il paesino di Rango che avevamo visto con i mercatini di Natale. Inutile dire che non abbiamo visto niente, dato che la pioggia non ci ha permesso di scendere dalla Panda. Così decidiamo di proseguire fino a Riva e poi su al lago di Ledro. Arrivati a Molina finalmente Giove pluvio ci lascia respirare: mangiamo una buona pizza e poi ce ne ritorniamo al nostro albergo. Visto che il tempo reggeva ci siamo fatti la passeggiatina in riva al torrente di casa (l’Arnò), sentiero attrezzato per godere di scorci altrimenti non fruibili alla vista.
Il sabato poi, preparativi per il rientro a casa.

Che dire? Ci è mancata la compagnia degli amici, insieme ai quali ormai trascorrevamo questa settimana. Però, quasi non bastasse la forzata “casalingata” dovuta al virus, anche sette giorni senza pensare a cosa preparare, giorni tutti per noi due soltanto ci hanno ritemprato... e non poco.

Ciao a tutti  

Ceci
Villanuova sul Clisi

In foto: Cesarina Cattaneo (Ceci) col marito Aldo Zambelli al lago Nambino

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