Sottopasso allagato: «Ogni volta rivivo il mio dramma»
di Redazione

È la testimonianza di Maria Luisa Massardi, la madre della giovane Sara Comaglio, che perse la vita proprio a causa del tunnel allagato. Novità sul fronte giudiziario


«Rivedendo queste immagini si sta male, si ricorda, si rivive, ci si sente abbandonati e soli con il proprio lutto, impotenti verso una situazione che si ripete e, specialmente la notte, non è gestita dal personale Anas. Si spera che non muoia nessuno. La notte è spaventoso il sottopasso. C’è un miglioramento, non lo nego, ma c’è ancora molto margine di miglioramento».

È quanto ha dichiarato al Giornale di Brescia Maria Luisa Massardi, la madre di Sara Comaglio, la giovane di Muscoline che perse la vita il 22 maggio 2012 per uno schianto con l’auto causato dal sottopasso di Prevalle allagato.

Un evento che si ripete ad ogni violento temporale, come è successo alle 13 del 1° luglio e alle 23.30 del 2 luglio, come testimoniano le foto scattate dagli automobilisti rimasti bloccati sulla 45 bis.

Maria Luisa Massardi è da sempre in prima linea in una battaglia per ottenere giustizia, per far emergere delle responsabilità.

Ed è lo stesso impegno del pubblico ministero Corinna Carrara che ha impugnato la sentenza di primo grado con la quale il Tribunale di Brescia aveva assolto dall’accusa di omicidio colposo il dirigente dell’Anas Matteo Castiglioni, dopo che in abbreviato era stato invece condannato uno degli operai che aveva eseguito dei lavori.

«Non è possibile in concreto ricostruire in capo ai vertici di Anas una volontà colpevole, sia pure in termini di colpa» scrive il giudice Maria Chiara Minazzato nelle 33 pagine di motivazioni della sentenza di assoluzione pronunciata l’8 luglio di un anno fa.

Per il pm Corinna Carrara «se ci fosse stato un intervento per risolvere una criticità che Anas non poteva non sapere avendo già pagato anche nel 2011 un risarcimento per uno schianto dovuto alla presenza dell’acqua sull’asfalto, l’incidente mortale di Sara non sarebbe mai accaduto».

E per questo il magistrato ha impugnato l’assoluzione di primo grado e spera in un ribaltamento della sentenza in appello.
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