Manuela e le sue splendide bambine
di Maestro John

Tra le belle persone che ho incontrato nella mia vita, c’è Manuela Bonacina. Vive a Sabbio Chiese, è sposata con Alberto ed ha due splendide bambine, Maria ed Aurora


Manuela (Manu per gli amici) l’ho conosciuta  a Vestone, quando con l’“Illustre teatro” abbiamo rappresentato vari spettacoli. Manu ha mille qualità: senso di responsabilità, profondità d’animo, sensibilità, senso dell’umorismo e dell’autoironia.
Nel gruppo dei teatranti ha sempre trasmesso entusiasmo e gioia di fare: comicissime le sue imitazioni, da morire dal ridere! Grazie ai suoi familiari, ha invitato più volte gli amici teatranti a gustare uno spiedo davvero favoloso: in uno di questi incontri ha declamato una spassosa filastrocca dedicata allo spiedo.

Manuela non è solo brava come attrice
, ma partecipa con spirito di ricerca a laboratori teatrali (come quelli condotti da Francesca Garioni: “Zorro” sui clochard e “Come pesci fuor d’acqua. Storie di migranti”).
Inoltre Manuela dà il proprio contributo nella vita sociale, facendo parte della Commissione Cultura e della Biblioteca ed organizzando varie iniziative. Ricordo lo spettacolo “Una piccola storia”, con il Teatro Gavardo ed il Coro La Faita, in occasione delle Feste Decennali della Madonna della Rocca 2012.

So che Manuela è sempre vicina alle persone che hanno bisogno, aderendo a progetti di solidarietà.
Inoltre Manu è molto brava nella scrittura, ha uno stile che apprezzo molto, leggero e profondo nello stesso tempo. Conservo alcune sue fiabe inventate per gli amati nipoti. Le ho chiesto varie volte: perché non scrivi un libro? Le sue parole suscitano sempre emozioni profonde, perché hanno la forza della verità.

Ricordo le commoventi parole che mi scrisse quando è scomparsa Iushra:

“Ciao John,  ti devo confidare una cosa, questa cosa mi sta spezzando il cuore...Sarà che negli occhi neri di quella bambina rivedo quelli della mia Maria. Sarà che non me ne faccio una ragione…Sei già sfortunata…e vai a finire...Non riesco a pensarci…piango…penso alla mamma al papà...Che senso ha tutto ciò? Come si fa a resistere a tutto il dolore nel mondo? Iushra è il dolore del non senso... è il dolore dell’assurdo.”
Mamma mia, quanto piangere!

Qualche giorno fa Manuela mi ha mandato un’intervista apparsa su TPI.it.
Le ho chiesto se potevo condividerla su Vallesabbianews.

È successo che la sua famiglia è stata travolta dall’epidemia
“Prima è stata la volta di mia figlia Aurora, 5 anni, poi di mio marito Alberto, che è stato dimesso dopo un ricovero di 15 giorni per una polmonite bilaterale interstiziale.
Mentre era ricoverato lui mi sono ammalata io. Febbre che per fortuna si è risolta in qualche giorno.
E infine è morto mio suocero, positivo al tampone.”


Lo spavento più grande per Manuela è arrivato quando si è ammalata la sua bella Maria, di 7 anni.
“Sì perché Maria per via del suo autismo non può dirmi dove le fa male, non parla e non indica. Maria non capisce quando i medici le ascoltano i polmoni e le chiedono di fare dei bei respironi.
È un problema di tanti bambini autistici che non parlano. Lei è una bambina che non riesce a parlare e ad esprimersi per questo ritardo cognitivo importante. La mia paura era che potesse avere qualsiasi cosa, poteva essere il Covid, ma poteva anche essere dell’altro.


Si è presentato un problema nel problema. Fortuna che esistono gli esami diagnostici perché se ci dovessimo basare su quello che ci comunicano avremmo dei grossi problemi. Il problema di Maria è che oltre alla febbre non aveva altri sintomi. Non aveva nemmeno la tosse, che oggi è il primo campanello d’allarme per il Coronavirus.

Aveva la febbre che andava su alta ma non aveva altri sintomi e non presentava difficoltà respiratorie.
A quel punto abbiamo deciso di chiamare il 112 e sono arrivati subito a casa. Al Pronto Soccorso le hanno fatto il tampone che è risultato positivo e a quel punto l’hanno ricoverata”.


La piccola è rimasta all’ospedale Civile di Brescia con la sua mamma accanto per quasi due settimane, in una stanza isolata.

“La bambina fa fatica a tenere la mascherina. Maria riesce a comunicare soltanto le esigenze più immediate come la fame. Riesce a pronunciare una sillaba e si porta una mano alla bocca per chiedere qualcosa, in genere questo qualcosa è o mangiare o bere.
Ultimamente lo usa anche per quando vuole un gioco.


Con gli educatori della cooperativa stiamo cercando di utilizzare un metodo alternativo che è la comunicazione attraverso le Pecs (una forma di comunicazione per scambio di immagini) che sono delle figure semplici come il pane, l’acqua o il suo giocattolo preferito incollate in un quaderno a strappo che la bambina consulta.
Lei deve strappare la sua esigenza di quel momento. Al momento le esigenze che riesce a comunicare sono ancora poche, si spera che con il lavoro degli educatori ne acquisisca di altre”.


Ma Manuela si reputa una mamma fortunata.
“Maria ha un dono, nel senso che pur avendo una disabilità grave, non è una bambina che dà problemi dal punto di vista dell’agitazione. In altri bambini questo disturbo può creare disagi.
Maria, invece, è una bambina contenibile. Al massimo crea qualche problema quando non dorme, perché soffre di insonnia e devi stare sveglia anche 5 ore. Chiaramente anche lei qualche grido lo fa, ma perché comunque è il suo modo di essere e si deve sfogare in qualche modo”.


Ora Maria per fortuna sta bene, è stata dimessa e ora si trova a casa, deve seguire una cura per 10 giorni e poi dovrà fare un controllo a metà maggio. Manuela si sente più sollevata, ma non dimentica quei momenti:

“Ho avuto dei momenti di panico. E’ stata una prova difficilissima. Eravamo chiusi in casa, non poteva entrare nessuno tranne che per portarci le medicine alla porta o la spesa.
E’ arrivato il ricovero di mio marito, poi è salita anche a me la febbre, ho due bambine di cui una autistica.
Quando si è ammalata Maria il panico è salito, anche perché di questo virus si conosce ancora ben poco, da quello che ho capito dipende da come ti prende, da che fisico hai. Se hai le difese immunitarie alte hai forse più possibilità di cavartela. E’ ancora tutto un punto di domanda”.


Cara Manu, grazie per aver condiviso le tue parole. E scusami, cara Manu, ma come facevo a non commuovermi? Fatico a scriverti qualcosa.
Posso solo dirti una cosa, e questa te la grido, te la urlo, così che ti raggiunga direttamente il cuore: ti voglio un immenso bene! E sono certo che tutti stanno pensando la medesima cosa.

Permettimi di citarti la lettera di una mamma al suo bambino autistico.
“Io sogno di portarti al parco e vederti fare lo scivolo e l’altalena. Come se ti divertissi per davvero.
Mi chiedo in continuazione se sto facendo bene, o se forse sarebbe meglio lasciarti fare, lasciarti vivere nel tuo mondo.
Ma poi tutti i dubbi si attenuano quando tu mi sorridi… e mi guardi negli occhi: una tra le più belle delle nostre conquiste. Tu non mi hai scelto, ma io sì. E non ti cambierei per niente al mondo.”


Un abbraccio alla tua stupenda famiglia: al papà, alla mamma ed alle figlie più belle della Lombardia (facciamo pure della Valsabbia...).
E siccome sei una zuccona, quasi come mia moglie, ti ripeto il concetto: te voe bé! (ma questo lo sapevi già)

Un abbraccio da big John

PS.- Ho nostalgia dei tempi in cui facevamo teatro insieme. Ho nostalgia di un’attrice che arrivava con il suo sorriso e mi gridava “Ciao John!”

Nelle foto:
1) Manu con Lucia Pappalardo, nello spettacolo “La cassapanca dell’Adele”
2) I due fiori di Manuela
3) La dolce Maria con la mamma
4) Manuela recita con Enrica Bertini e Marianna Folli
 

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