Botta e risposta
di red.

Il consigliere regionale valsabbino del Pd Gianantonio Girelli, dopo la replica del collega Massardi della Lega, torna sull'argomento infezioni in Rsa



«Stupisce il commento del collega Massardi».  Così si legge in una nota gunta in redazione a frirma del Consigliere regionale valsabbino Gianantonio Girelli.

Che aggiunge:
«Evidentemente la sua fonte di informazione sono le conferenze stampa della Giunta regionale.
Peccato che non corrispondano ai dati ufficiali della Protezione civile in tema di dispositivi di protezione, così come alle delibere della Giunta regionale.

In tema di Rsa in particolare, al di là delle vite salvate con la famosa delibera che prevedeva la possibilità di ospitare in dette strutture persone dimesse dagli ospedali malate di Covid: quali, dove, come?...
lo invito a leggere i numeri dei decessi, a verificare di quali presidi sono state dotate, di quanto abbiano dovuto aspettare prima di avere tamponi in particolare per il personale dipendente.

Ma ancor di più di come non abbiano avuto indicazioni di merito. Salvo la possibilità di ricoverare i dimessi.
In quella delibera andava semplicemente vietato di farlo o, più semplicemente, preoccuparsi solo di cosa andava immediatamente fatto.

Questa non è solo l’opinione di Girelli e dell’opposizione, ma stranamente anche della Federazione dei medici regionale.
La stessa Giunta, voglio informare il collega, ha ora ritenuto di dover svolgere indagini in proposito.

Preciso anche che le critiche avanzate
sono state accompagnate da precise proposte tese a difendere gli anziani ospiti nelle Rsa lombarde, ovviamente recepite in parte solo un mese dopo.

Se in Lombardia abbiamo numeri tanto pesanti
credo che ci debba essere una capacità di analisi e di autocritica, non una difesa d’ufficio del palazzo.
Questo suona oltremodo irrispettoso e inaccettabile, davanti a tante morti che il sistema regionale lombardo non è riuscito ad arginare nonostante lo sforzo sovrumano di tutto il personale generosamente schierato, ma lasciato spesso solo e senza mezzi.

Ora cerchiamo di gestire meglio la seconda fase dell’emergenza, poi parleremo di come rimettere in piedi la medicina territoriale, letteralmente distrutta in questi anni, e di come restituire alla sanità pubblica il ruolo che le spetta e che davanti a fatti eccezionali come questo si rivela essere indispensabile».

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