Coronavirus e genitori separati
di Giuliana Beghini Franchini

C’è fatica che si aggiunge a fatica di questi tempi. È quella delle famiglie separate, che si ritrovano a gestire i rapporti con i figli al tempo dell’isolamento sociale e del distanziamento


Va da sé che in questo periodo la maggiore preoccupazione sia la salute fisica, ma non vi è dubbio che genera ansia anche quella psicologica. in particolare quelli separati. Fare i genitori in questo momento è molto complesso. Per i genitori separati lo è ancora di più, perché devono contenere la paura e l’angoscia, e cercare di mantenere un equilibrio emotivo che si rifletta beneficamente sui figli.

Non è la cosa più facile ora mantenere certezze e fiducia, speranza e capacità di guardare al futuro, ma è necessario sforzarsi. I bambini ci guardano sempre, ma adesso,la forzata convivenza in casa li porta ad osservare di più come si comportano gli adulti. Con le loro potentissime “antenne” sanno intercettare immediatamente le reazioni della mamma o del papà.

In parte sono consapevoli di cosa stia accadendo, ma i più piccoli faticano a capire perché si debba stare a casa e non essere in vacanza, non poter andare al parco e non stare con i loro amici. In questo tempo sentono le pareti domestiche più significative ed importanti di prima. E' allora necessario che i genitori separati sappiano contenere le incomprensioni e i litigi, i loro conflitti e le vecchie o laceranti rivendicazioni.

La priorità nelle famiglie separate va data all’equilibrio affettivo ed emotivo. Questo dovrebbe spingere i genitori a cercare prima di tutto accordi utili alla loro crescita in un periodo problematico come quello che stiamo vivendo. Più di ieri è necessario fare in modo che sentano la casa dove abitano come luogo rassicurante in cui ci sono persone che li amano e garantiscono sicurezza e tranquillità.

Sperimentare una vicinanza fisica 24 ore su 24 è decisamente una novità per tutti. Proprio per questo ai genitori separati serve una buona dose di creatività. Il benessere dei figli passa attraverso una continuità affettiva che deve essere garantita.

Ricordiamoci che non esiste un divieto di spostamento per il diritto alla bigenitorialità. Per cui, fatta salva la sicurezza dei bambini in modo da non esporli a rischi, si potrebbe ad esempio allungare il periodo che i bambini passano a casa di uno o dell’altro genitore, per non costringerli a un andirivieni continuo o alla mancanza di contatto fisico con il genitore con cui vivono di meno.

Di certo si possono sfruttare adeguatamente le risorse tecnologiche disponibili come il contatto con la cam del telefonino che, almeno, consente continuità della comunicazione con il genitore distante. Dal momento che i piccoli hanno bisogno di ritmi precisi e invariati, adesso è ancora più importante mantenere, sia a casa con la mamma che con il papà, le solite abitudini come l’andare a letto e risvegliarsi sempre alla stessa ora.

Aiuta molto il creare dei rituali, come quello di mandare un regolare messaggio al mattino del genitore distante e una videochiamata al pomeriggio. Non farlo regolarmente può favorire la fantasia che il genitore che non si fa sentire non esiste più.

Aiuta molto passare un tempo quotidiano a guardare insieme le fotografie dei luoghi dove si è stati in vacanza e raccontare del passato. Ma anche fare progetti, come dire dove si potrà andare una volta che l’emergenza sarà finita. È un modo per lasciare che i bambini costruiscano un ponte tra il prima, quello che ci sta succedendo adesso e il dopo.

Queste cose servono per aiutare i bambini a sanare la “frattura” del tempo che si è generata d’un colpo con il coronavirus. Di certo, a noi come a loro, adesso non servono continue visioni catastrofiche e negative della vita e del futuro, quanto immagini di fiducia e di speranza.
In tutti noi esistono le paure di non farcela, di morire o di andare incontro alla miseria. Ma i grandi hanno il compito di tenerle sotto controllo. La sfida per i genitori è quella di riuscire a stare con se stessi in modo creativo.
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