L'uomo e il virus
di Davide Lancellotti

Rinchiuso in casa da giorni penso a come tutto questo si stia evolvendo, alla nostra evoluzione, al cambiamento e al fatto che questa è la nostra era: l’era dell’uomo


Ere geologiche, tanto tempo per scandire ancora più tempo. Scandiscono i tempi geologici, quelli compresi tra due cambiamenti così grandi che solitamente solo le estinzioni di massa rientrano nella scala, l’antropocene è solo una di queste ere.

Non ne siamo usciti, esso è il tempo dell’uomo e della evoluzione, da un cavernicolo che con le sue stesse mani prendeva le pietre e le usava per cacciare la sua cena, a quando l’uomo doveva sopravvivere perché non dominava proprio nulla, a un tempo in cui viviamo bene, dove la tecnologia e l’informatica comandano i mercati globali, dove premendo un solo bottone arriva l’inverno nucleare tanto temuto qualche decennio fa (quando Russia e America si facevano a gara su chi aveva la testata più grossa, “gara” vinta dalla nazione rossa tra l’altro).

Non ne potremo mai uscire, poiché solo la nostra dipartita indica la sua fine una volta per tutte, quello che stiamo vivendo oggi non è assolutamente un mondo senza umani (un poco un controsenso come ideologia di pensiero; vedere un mondo senza umani quando sei tu un umano che lo vede) ma solo dove tutti ci stiamo proteggendo da una cosa che, seppur piccola, ci fa paura.

C’è tanto di questo pianeta che chiamiamo casa (ma per quanto ancora?), segreti minuscoli sepolti sotto enormi ghiacci che sono davvero una minaccia alla fine di questa nostra era di dominio. Ma la gente spesso è ancora troppo preoccupata a far crescere il proprio portafoglio (e non li biasimo, anch’io sarò uno di essi) piuttosto che spendere per aiutare gli altri.

Il nostro prossimo processo evolutivo
è il più difficile che ci sia mai stato negli ultimi millenni, l’unico per il quale serve davvero collaborazione non solo tra nazioni, ma tra uomini. Dobbiamo colonizzare lo spazio.
La Terra non basterà per sempre, le risorse hanno sempre una fine e, per quanto cerchiamo di rimandarlo, prima o poi finiranno tutte e noi dovremo andarcene per non far più ritorno.

Adesso è come se ce ne fossimo quasi andati: la natura torna più o meno viva tra di noi, non che sia mai morta, ma era semplicemente in secondo piano, ma sinceramente ora ce ne riusciamo davvero ad accorgere di come essa sia immutabile ma al tempo stesso in continuo cambiamento. Le piante sono le stesse eppure ci sembrano sempre diverse, il cinguettio mattutino prima era solo un sottofondo invece ora è la traccia principale delle nostre giornate.

Tutto cambia ma tutto resta uguale, l’unica cosa che cambia è il nostro modo di vedere e soprattutto vivere le cose.
Vivremo, sopravvivremo a tutto ciò, abbiamo sempre fatto così e sempre faremo, la sopravvivenza del più forte è la cosa che più caratterizza la razza umana. Resiliente ed adattabile, che da un semplice fulmine, un incontro fortuito, ha raggiunto il computer.

Il genio umano è qualcosa di sorprendente e non smetterà mai di stupirmi, eppure oggi, grazie al suo opposto, riusciamo a vedere le acque cristalline di Venezia e dei suoi canali, vediamo il cielo libero e pulito e l’aria che respiriamo è leggera.
Ma non sarà così, quando finirà tornerà tutto piano piano alla normalità, a come era prima della tempesta, le acque si intorpidiranno e l’aria diventerà oppressiva e in Cina si tornerà a pompare l’inquinamento.

Eppure nessuno, neanche la Greta che dell’inquinamento ha fatto guerra personale, ci pensa. Non pensa a come la tecnologia sia avanzata nel tempo, il buco dell'ozono si sta chiudendo da ormai 20 anni quasi, una macchina di ieri produce come qualche centinaio di quelle di oggi, eppure nessuno ci pensa.

Ci forniscono i mezzi per un’energia pulita, il nucleare, che ha solo delle scorie che si possono chiudere in un sarcofago e che un giorno torneranno utili, ma lo rifiutiamo come se fosse la peste. Forse Chernobyl non aiuta, ma in Russia le cose erano e praticamente sono molto diverse, sapevano che sarebbe successo, i reattori erano fatti molto male e le persone manco sapevano a cosa stavano lavorando. Ma la madrepatria voleva risultati e così spinsero un sistema già fallato fuori dai limiti, con conseguenze che ancora oggi vediamo.

La cosa più divertente? Gli animali e la natura sono i padroni incontrastati di Pryp’jat. Senza l’uomo la natura vince, e lo stiamo davvero sperimentando.
 
Nel mentre io resto a casa, vedo le giornate scorrere e aspetto, aspetto che tutto finisca, così potrò finalmente tornare alla tanto amata normalità di qualche mese fa.

Davide Lancellotti
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