«Tutti sotto la stessa bandiera nel nome dell'emergenza»
di Lettera firmata

Vengo accusato di essere divisivo in un momento tanto importante, perché rifiuto la retorica del tricolore...

 
...La rifiuto perché c’è gente che muore di ogni nazionalità e non sarei più sollevato se dentro le frontiere italiane questa situazione finisse, ma al contempo in altri paesi continuasse a mietere vittime.
La rifiuto perché gente comune francese, spagnola o di dovunque sia, la sento fraterna nella sofferenza.

Non sento fraterni però i responsabili dei tagli alla sanità, per esempio, che sotto questa bandiera ti richiamano all’unità nazionale.
No, i responsabili di questa piaga, da cercare tra ricchi e governanti, non mi faranno mettere da parte o dimenticare le loro responsabilità per via di un tricolore al quale dovremmo tutti uniformarci.

Non servono vessilli, non è una guerra dove si combatte un nemico malefico, ma un disperato grido d’allarme di un pianeta ormai distrutto.
La rifiuto inoltre perché non la credo, questa lotta attuale, una competizione tra stati (questa sì divisiva fra le genti).

La rifiuto perché se pensiamo poi, usciti da questa situazione, di poter tornare a rinchiuderci in quattro frontiere fortificate, dimenticando di essere abitanti del mondo intero, oltre alla sterilità di questa idea, saremo destinati a finire male.

Tutto qui, ma per chiudere voglio citare Don Milani a cui le mie parole vogliono dare eco: “Se voi avete il diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri, allora io dirò che, nel vostro senso, io non ho Patria e reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall’altro. Gli uni son la mia Patria, gli altri i miei stranieri”.


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