Le sfide estreme. Quando manca la percezione del rischio
di Giuseppe Maiolo

Le sfide non finiscono mai… di sorprendere e terrorizzare. Se ne inventano di tutti i tipi


C’è quella del gruppo di preadolescenti che pratica il “Daredevil selfie”, cioè un “Selfie spericolato”. Consiste nel farsi fotografare ad attraversare i binari mentre arriva un treno. Vince chi per ultimo riesce a lasciare le rotaie e mettersi in salvo.

Un gioco mortale che di recente ha visto come protagonisti tre ragazzini di Carpi (Modena) di cui il più grande aveva 14 anni.

Ma l’ultima in ordine di tempo si chiama “Spacca cranio” o meglio in inglese "Skullbreaker Challenge" che letteralmente significa proprio “Sfida a colui che spacca il cranio”. Pericolosa, pericolosissima moda che approda in Italia grazie alla diffusione di Tik Tok, il social che spopola tra gli adolescenti.

I ragazzi e le ragazze la praticano
come un gioco divertente, ma è un micidiale divertimento che ha a che fare con il bullismo e con la violenza incosciente di chi non si rende conto del rischio che fa correre alla vittima designata. Perché il “gioco” consiste nel saltare in tre allineati insieme ad una o un malcapitato compagno che si vuol deridere.

Questo sta al centro del gruppo ma non sa che mentre salterà uno degli altri due gli farà una specie di sgambetto facendolo cadere.
Il risultato, di solito, non è per nulla divertente. Anzi può essere davvero grave, nel senso che chi cade rischia traumi alla testa o anche una lesione midollare.

"Challenge", dunque. Cioè sfide, prove terribili e potenzialmente mortali che mettono in pericolo la vita dei protagonisti o quella degli altri. L’idea comune che sembra star dietro tutto questo, per lo meno l’intenzione dichiarata dagli adolescenti, è quella del divertimento e del gioco.

Ma vien da chiedersi, come mai manca la percezione del rischio che si corre? Come mai oggi i ragazzi percepiscono solitamente l’aspetto ludico di quei comportamenti estremi?

Una volta si parlava di trasgressioni, ovvero di azioni dirompenti e sregolate che avevano a che fare con il bisogno tutto adolescenziale di mettersi alla prova e sfidare le proprie capacità. Era il desiderio di andar contro le regole e mettersi a confronto con gli altri.

Era la conclusione dell’infanzia e la scoperta che si poteva disobbedire al pensiero adulto da cui si era in grado di divergere. Ma era anche la necessità di affermare la propria individualità e mostrare la crescita e l’individuale autonomia raggiunta. 

Oggi non vi è nulla di tutto questo nelle sfide adolescenziali delle nuove generazioni. Oggi i centennials, quelli nati con il nuovo millennio, mettono in atto comportamenti estremi per sentire adrenalina in circolo e provare sensazioni forti con cui vincere la monotonia dell’esistenza e attenuare quel dolore interno che ti prende intensamente quando non conosci ancora chi sei e dove stai andando, quando emozioni e sentimenti non sai dove ti portano e come si gestiscono.

Ma, ancora di più, questo incremento di sfide sempre più al limite sembra servire a questa generazione per uscire da un insopportabile anonimato e acquisire una fisionomia virtuale e al tempo stesso reale.

Necessita per costruirsi un’immagine da mostrare e far valere, in quanto vivere nel tempo in cui gran parte della vita è online vuol dire avere popolarità e visibilità.

Giuseppe Maiolo
Psicoanalista
Università di Trento
Www.officina-benessere.it 
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