Il ribelle
di Luca Rota

Proseguendo sul filone delle storie “d’altri tempi” delineiamo un profilo sui generis, mediano e militante politico che ha calcato i campi della serie A per una sola stagione (con sole 21 presenze) negli anni Settanta



Il suo libro “Calci e sputi e colpi di testa” destò scalpore in Figc, perché raccontò ciò che accadeva negli spogliatoi, e più in generale in quel mondo all’apparenza immacolato per tifosi e appassionati.

Zero i suoi gol nella massima serie, per lui che da centrocampista d’attacco - nonostante l’incrollabile impegno - attaccò meglio quel potere che non mancò mai di contrastare, che non le aree avversarie.

Le curve opposte al suo pensiero politico / sociale lo odiarono, mentre gli altri lo amarono e lo sostennero sempre, anche non pensandola appieno come lui.

Quel saluto a pugno chiuso rivolto ai suoi tifosi non rappresentò mai una provocazione, ma un monito per sé stesso, per non dimenticare mai quel ragazzo che aveva calcato i campetti di provincia, e che divenuto professionista non era cambiato affatto.

Capelli lunghi e barba incolta, corsa, sacrificio e un’incrollabile fede ideologica mai nascosta nemmeno in tempi come quelli.

Tutto questo è stato Paolo Sollier, centrocampista tra le altre di Perugia (con cui giocò in A) e Rimini, uomo, atleta e personaggio d’altri tempi, in tutti i sensi. Un ribelle.

200209-PaoloSollier.jpg