Sara ha vinto la sua scommessa
di Redazione

Un grande esempio di forza di volontà e resilienza quello dimostrato dalla giovane ragazza di Roè Volciano, la cui storia è stata raccontata nel libro «Le Storie degli altri» di Carmelo Abbate



“Le Storie degli altri. Viaggio nella vita e nel cuore di chi non ha voce” è l’ultima opera di Carmelo Abbate, giornalista, saggista e scrittore, con all’attivo 10 libri, alcuni dei quali tradotti in diverse lingue, che hanno attirato l’attenzione dei media di tutto il mondo.

“Le Storie degli altri” è un viaggio nella vita e nel cuore di non ha voce, di chi non ha mai voluto parlare, o non aveva trovato qualcuno disposto ad ascoltarlo. Uomini e donne che mi hanno raccontato il proprio vissuto, non per il gusto di apparire, ma per togliersi di dosso un fardello che si portavano dietro da tanto tempo. Sono persone che pensavano di essere al sicuro, ma all’improvviso sono cadute e sono finite in ginocchio. Ma non si sono arrese. Si sono rialzate, hanno lottato, braccia forti come roccia e cuore immenso, con la capacità di resilienza ad aiutarli nel non cedere mai.

Fra queste, c'è la storia di una ragazza valsabbina, di Roè Volciano, Sara Baldo, di cui riportiamo il racconto pubblicato dall'autore sulla sua pagina Facebook.

«Lei è Sara. Vive a Roè Volciano, Brescia. È una ragazza allegra, piena di amici, sogna di fare la modella. È il 29 gennaio del 2014. Ha 18 anni. Sara sta male, sembra influenza, ma il medico di famiglia si accorge che qualcosa non va. Corrono in ospedale. È meningococco di tipo C. Sara ha dolori atroci, le inducono il coma per calmarla. Passa un mese. La svegliano. È maggiorenne, hanno l’obbligo di informarla su quello che l'aspetta.

Sara ascolta, fissa un punto nel vuoto. Ripete due parole. Che brutto, che brutto. I genitori sono sconvolti, le infermiere piangono. Le danno dei farmaci e la riaddormentano. Passa un giorno. Sara apre gli occhi. Cos’è successo, non ricorda. Prova a muoversi, si guarda le gambe. Non ci sono. Anche le dita delle mani hanno perso una falange. È sconvolta. Ditemi che è un incubo. Le spiegano che i suoi arti sono andati in necrosi, hanno dovuto amputarli per salvarla. Sara ingoia, non versa una lacrima e rifiuta il sostegno psicologico.

La trasferiscono nel centro ustioni. È sdraiata sul letto, in televisione ci sono le paralimpiadi, trasmettono le gare di snowboard. Sara si illumina. Mamma voglio farlo anch’io. Passano tre mesi. La dimettono. Sara è fuori pericolo, ma la madre è preoccupata, teme che la figlia possa chiudersi in casa, isolarsi. Mamma io esco. La donna è incredula. Sara non ha nessuna intenzione di nascondersi. Prende la carrozzina, chiama gli amici e va fare una passeggiata. È il 15 ottobre. Sara mette le protesi. Le dicono che sarà difficile, ci vorrà tempo prima di tornare a camminare. Lei ascolta a malapena.

Si tatua sul braccio la parola resilienza. Si mette d’impegno, a Natale è in piedi. Si fa portare in montagna. Scommettiamo che imparo a usare lo snowboard? Il maestro è scettico. Sara si arrabbia. Sale sulla tavola, cade, si rialza, perde l’equilibrio, si risolleva, ancora e ancora. Sara Baldo ha 24 anni.

Ha vinto la sua scommessa. Lo snowboard è la sua passione, si allena ogni giorno con tenacia, il suo prossimo obbiettivo sono le paralimpiadi».
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