La speranza. E con quella la vita
di Ubaldo Vallini

Nel dare risposta a bisogni primari c'è anche un'Italia che funziona, quella che grazie alla solidarietà e alle Istituzioni è capace in pochi mesi di strappare un essere umano da un'esistenza di miseria, per ridargli la dignità che merita. E' successo a Gavardo



A maggio poteva scegliere se andare a dormire nella sala d’attesa del Pronto soccorso dell’ospedale di Gavardo oppure nell’auto che un conoscente gli metteva a disposizione e un pasto caldo lo trovava dalle suore della Elisa Baldo.

Da qualche giorno invece, il tirocinio svolto a Tignale si è trasformato in un regolare contratto di lavoro e lui sarà in grado di pagarsi autonomamente le bollette dell’appartamento che sta prendendo in affitto.
E’ la storia più recente di Alessandro, cinquantenne di Muscoline. Una storia di riscatto.
Ce la raccontano in un bar i diretti interessati.

Ed ecco le premesse: quando la Pasotti di Prevalle è entrata in crisi, dopo 23 anni che ci lavorava, Alessandro ha iniziato scendere sempre più in basso fra i gironi della povertà, arrivando a toccarne il fondo.
Perso il lavoro, persa la casa, si è ritrovato senza nemmeno il diritto di accedere al reddito di cittadinanza, perché mancante di residenza.

Sguardo mite e sorriso sempre accennato, Alessandro si stringe nelle spalle e non parla volentieri di quell’esperienza.
Lo fa con delicatezza Donato, che era stato amico di suo padre. «Quel che restava della famiglia non era in grado di dargli una mano, così ho dovuto pensarci io, temevo il peggio per Alessandro, non so se mi spiego. Così ho avviato le pratiche per riconoscergli la residenza a casa mia e intanto mi sono dato da fare per vedere se qualcuno era disposto a dargli lavoro».

In quella situazione però, nemmeno il Social Work, il servizio gestito dalla Comunità montana, avrebbe potuto aiutarlo: «Per attivarci – ha spiegato Silvia Scalfi -, servono dei “requisiti base” che Alessandro non aveva: un’abitazione, la possibilità di recarsi al lavoro in autonomia e via dicendo. A meno che...».

La discriminante è stata una segnalazione a Social Work fatta dai Servizi sociali del Comune di Gavardo che, preso a cuore il problema, hanno accompagnato Alessandro verso quella che a pieno titolo può essere definita una rinascita.

A questo punto anche Social Work poteva operare e la svolta vera è arrivata quando Andrea Pasini, direttore della Casa di Riposo di Tignale, di casa anche alla Comunità montana di Valle Sabbia, ha proposto per Alessandro un posto di lavapiatti.

Tutto questo supporto sarebbe stato inutile se Alessandro non ci avesse messo del suo, dimostrandosi all’altezza del ruolo, da agosto a settembre in cucina. Da ottobre in un tirocinio sostenuto dall’Amministrazione comunale di Gavardo tramite la coop “La Nuvola nel Sacco”, sempre a Tignale, ma come giardiniere.
I quattro mesi di tirocinio sono scaduti il 15 gennaio scorso.

«Da quella data, per un anno poi vedremo, l'abbiamo assunto noi» ci ha detto Stefano Chimini, responsabile della Cooperativa Treesse di Tignale, che si sta dando da fare anche per aiutare Alessandro ad essere sempre più autonomo.

«Tutto ha funzionato tanto bene che non mi sembrava nemmeno di essere in Italia – la chiosa agrodolce di Donato -. Gli hanno ridato la speranza e salvato la vita».

.foto di repertorio


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