Èn "Mes" ale beghe
di Tommaso Franzoni

Il Mes è in discussione da giorni, ma non si conosce nulla a riguardo, scopriamo insieme cos’è, come funziona e le posizioni da parte di chi ci governa


Il Mes, acronimo di Meccanismo Europeo di Stabilità, è stato introdotto all’interno dell’Eurozona nel 2012, per creare una tecnica che consenta a Stati in crisi di approfittare di prestiti, pagandone un basso interesse.

Negli ultimi giorni, il termine è arrivato nelle prime pagine delle più importanti testate giornalistiche grazie ad un turbolento scontro iniziato a parole e finito in pugni e calci nella sede della Camera.

La discussione è iniziata grazie alla modifica del Mes, che ha esteso l’idea di un fondo unico di risoluzione, per finanziare le banche europee in fallimento, comportando un costo complessivo di 60 miliardi.

Ovviamente, i protagonisti della politica italiana si sono espressi sull’argomento, rilasciando in certe circostanze molte fake news, già smentite con dati di fatto, ad esempio, la più celebre: “L’Italia darà al Mes 120 miliardi di euro per donarli alle banche tedesche”, frase con tanto di post su instagram del “Capitano” Matteo Salvini, che, come sempre, ci protegge dai poteri forti.

Il Mes conta “solo” 80 miliardi di euro
, nella quale le nostre casse hanno versato quasi 14,4 miliardi (18%), mentre quelle tedesche circa 21,6 miliardi (27%), cifre lontane da quelle dette dall’ex Ministro, che aggira la situazione, giocando con le regole su cui i manager del Mes possono giovare.
Questi manager infatti possono richiedere denaro agli stati membri fino a circa 700 miliardi di euro, dei quali ogni paese dell’Eurozona è responsabile di una percentuale proporzionata in base al proprio Pil. Situazione che non si verificherà mai, dato che rischierebbe di aggravare le situazioni politiche e sociali all’interno delle zone dove circola l’euro.

Questo sistema è sempre stato molto criticato dalle banche
, in quanto rovina potenziali loro situazioni di guadagno, dato che anch’esse acquistano titoli di stato, con interessi ben diversi da quelli del Mes.
Questo sistema è già stato sperimentato con alcuni Stati, come Grecia, Irlanda, Portogallo, Spagna e Cipro, dando loro in aiuto un totale di 295 miliardi di euro.

Il ricavato, grazie agli interessi, ammonta a circa 238 milioni, di cui all’Italia spetta il 18%.
Valutando il pagamento del tasso di interessi sulla somma di 14 miliardi di euro risalente al 2013, ovvero di 237 milioni, secondo uno studio ISTAT, l’Italia oggi, grazie al Mes, pagherebbe 189 milioni di euro, 48 in meno.

Il movimento cinque stelle, ha dimostrato la solita “unione”, con la formazione di due lati opposti: Conte, che spinge con il PD per l’avvio della procedura per la modifica del Mes e l’asse Di Maio-Di Battista che, come Lega e FdI, spinge per un totale cambiamento del Mes.

La Lega attacca le banche, ma aiuta i loro interessi
opposti a quelli dello Stato, dato che, bloccando il Mes, favorirebbe guadagni di banche, a differenza di ricavi nazionali e 60 milioni di salvagente in un eventuale Titanic finanziario.

Tommaso Franzoni

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