Il fantasma della C3
di red.

Ci sono voluti quattro giorni agli agenti della Locale della Valle Sabbia, per venire a capo di quello che era inizialmente apparso come un mistero


Tutto è cominciato nel pomeriggio di venerdì scorso quando alcuni vestonesi hanno segnalato agli agenti della Locale la presenza di una Citroen C3 bianca sulla quale due scalmanati andavano avanti e indietro lungo la Provinciale sgommando, effettuando testacoda e urlando con la testa fuori dal finestrino.

Una pattuglia è intervenuta, ha rintracciato il veicolo nei pressi della rotonda di Nozza, ma invece che fermarsi i due, con un ultimo “testacoda”, hanno cambiato direzione dileguandosi in direzione di Barghe, cercando di eludere gli inseguitori infilandosi nella vecchia strada che da Nozza porta ai “Due Stradoni”.

Non vedendoseli più davanti sulla Provinciale, profondi conoscitori del territorio, gli agenti li hanno presto rintracciati: la C3 era finita in un fosso a lato della strada e degli occupanti però non c’era traccia.

L’auto è risultata di proprietà di una ditta di Milano
, che nel fine settimana mai ha risposto alle telefonate.
Lunedì un primo chiarimento: «Quell’auto è stata data in uso a Tizio, Caio e Sempronio, vivono a Vestone e lavorano per noi».

Rintracciati, i tre nessuno dei quali dotato di patente di guida, hanno detto che l’auto era a disposizione di un amico che li scarrozzava in giro quando ce n’era bisogno.

Rintracciato anche questo, affermava di aver parcheggiato l’auto a mezzogiorno, poi se n’era andato per il fine settimana da sua sorella e non ne sapeva nulla.

Insomma: alla guida di questa C3 sembrava non esserci nessuno.

Gli agenti però hanno continuato le indagini, incrociato dati, risentite le testimonianze.

Alla fine l'alta statura e la folta barba, che lo facevano assomigliare troppo allo scalmanato del venerdì con la testa fuori dal finestrino, hanno inguaiato l'uomo con la patente: non era vero che era andato fuori valle dalla sorella.

«Ce n’è voluto, ma è caduto in contraddizione e alla fine ha confessato – ci ha detto Fabio Vallini, il comandante della Locale -. Aveva bevuto e temeva guai. Li ha trovati comunque, anche più grossi di quelli che prensava di aver evitato».

 
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