Roberto Ferrari appende la bicicletta al chiodo
di Redazione

Dopo tredici stagioni da professionista e undici successi nel carniere, il 36enne di Villanuova sul Clisi ha deciso di concludere la sua carriera di ciclista professionista


Nessun rimpianto per Roberto Ferrari, ma una semplice constatazione: non ci sono team World Tour interessati ai servizi dell’esperto corridore bresciano.

Così, in mancanza di serie offerte, il 36enne di Villanuova sul Clisi ha deciso a fine stagione di appendere la bici al chiodo. Domenica l’ultima corsa in Italia al Gp Beghelli.

Tredici stagioni da professionista e undici successi nel carniere ottenuti in quattro Continenti fra i quali spicca senza ombra di dubbio la vittoria al Giro d’Italia del 2012. Era la decima tappa, da Assisi a Montecatini Terme e il bresciano si mise alle spalle campioni del calibro di Cavendish (quel giorno quarto) e Demare (ottavo).

«È stato senz’altro il giorno più bello della mia carriera». Il culmine di una carriera? «In realtà pensavo che fosse l’inizio di una nuova vita professionale con la firma successiva con la Lampre, invece è stato il mio ultimo successo».

Una carriera da dividere esattamente in due. «Sì, fino al 2012 ho ragionato da velocista per le vittorie, poi in Lampre e successivamente con la Uae Emirates mi sono ritagliato un ruolo di supporto ai vari velocisti che si sono succeduti nel team».

Rimpianti. «Mi spiace solo di non aver regalato a Saronni che mi ha dato fiducia per tanti anni, un successo. È vero che dovevo lavorare per altri, ma in realtà qualche occasione per centrare la soddisfazione personale l’ho avuta, ma non è andata come desideravo».

Davvero non c’era la possibilità di proseguire il contratto o trovare un’altra sistemazione?

«All’Uae direi di no,
hanno fatto altre scelte anche se li ringrazio per la fiducia concessa in questi anni. Avrei proseguito volentieri per un altro anno. Altre offerte non c’erano se non da team Professional, ma dopo tanti anni ad alto livello non potevo tornare indietro. Inoltre a 36 anni le motivazioni sono quelle che sono. Un altro anno ad alto livello l’avrei però fatto volentieri. Vuol dire che si volta pagina».

Prossimi obiettivi. «Vorrei restare nell’ambiente e sto lavorando ad un progetto per il quale preferisco non parlare (per scaramanzia ndr.)». Passato pro con il team del bresciano Bordonali dopo essere cresciuto alla Soprazocco, poi all’Otelli ed infine alla Trevigiani (nell’ultimo anno da dilettante ha vinto la San Geo e il Città di Brescia), dopo 5 stagioni è stato per due alla Androni dove ha colto i successi più belli, poi si è legato alla Lampre per altre 4 stagioni e tre con la Uae.

PV dal Giornale di Brescia
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