Il talentuoso
di Luca Rota

In principio fu Hidetoshi Nakata, col cognome da leggersi con l'accento sulla "a" finale


Siamo nella seconda metà degli anni Novanta, il calcio nipponico è ancora allo stato embrionale e sprovvisto di atleti capaci di esprimersi ai livelli di quelli europei e sudamericani.
 
Sarà proprio l'arrivo di questo ragazzo ventunenne, coi capelli tinti di rosso e l'espressione tranquilla di chi sa ciò che dovrà fare, aprirà la strada del grande calcio ai giocatori giapponesi.
 
Esordio con doppietta alla Juve, con indosso la numero sette del Perugia, giocate eleganti e sontuose, numeri da calciatore maturo e tecnica sopraffina, nonostante fosse poco più di un ragazzino.
 
Se oggi anche la nazionale del Sol Levante è quella che abbiamo avuto modo di ammirare negli ultimi campionati del Mondo, forse è anche merito suo.
 
Arrivato a Roma dall'Umbria, mise lo zampino nello scudetto dei giallorossi, per poi svanire pian piano tra Parma, Fiorentina e Bologna.
Chiuderà in Inghilterra, nel Bolton - a soli ventinove anni - dando l'addio al calcio giocato per dedicarsi a due cose che reputava molto più importanti del calcio: girare il mondo e aiutare i più bisognosi. 
 
In principio fu Hidetoshi Nakata, e solo dopo di lui si aprì la strada a "veri" calciatori provenienti dal Sol Levante.
 
Un talentuoso, che chissà quante generazioni di giapponesi (e non solo) avrà ispirato con le sue giocate.
 
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