Sul sentiero Roma
di Raffaele Vezzola

Un trekking di quattro giorni in Val Masino su una delle più belle alte vie delle nostre Alpi quello affrontato da 10 ragazzi del gruppo Avanzato dell’Alpinismo Giovanile del Cai Vestone


«Un modo diverso di vivere la montagna, non una gita mordi e fuggi, ma un'esperienza “piena”».

Ho voluto iniziare questo resoconto utilizzando le parole di uno dei ragazzi al termine del nostro trekking in Val Masino, quattro giorni su una delle più belle alte vie delle nostre Alpi.
Dieci ragazzi del gruppo Avanzato dell’Alpinismo Giovanile del CAI Vestone, quattro accompagnatori e Luca M diciottenne al termine del suo percorso come ragazzo ora a tutti gli effetti Aiuto Accompagnatore.

Partenza lunedì 26 accompagnati in stazione di Brescia dove prendiamo il treno che ci porta fino a Novate Mezzola (200 m. di quota) nel punto più settentrionale del lago di Como dove finisce l’Italia e inizia il nostro sentiero. La salita è una lunga scalinata di granito che porta fino all’abitato di Codera, un paese magico che si può raggiungere solo usando le proprie gambe. Dopo esserci rifocillati sul prato di fronte alla Locanda, risaliamo la valle fino al suo termine dove ci accoglie il rifugio Brasca. La bassa quota, lo zaino pesante e il caldo estivo motivano i ragazzi a fare un bagno nel torrente Codera le cui acque gelide diventano un idromassaggio defatigante.

Il giorno successivo sveglia alle 5,30, colazione e via sulle balze che ci portano con 1300 metri di dislivello fino al passo Barbacan a 2598 metri dal cui intaglio scorgiamo il rifugio Giannetti. Alcune catene facilitano la discesa nella val Porcellizzo, poi traversata per giungere infine alle 14 alla nostra meta di giornata. Dopo cena consultiamo con il rifugista il meteo, quello svizzero promette acqua fin dal mattino, quello italiano augura nuvole il mattino e pioggia il pomeriggio, decidiamo di anticipare di mezz’ora la colazione

Terzo giorno, alle 6 siamo di nuovo in cammino, ci aspettano 3 passi: il Camerozzo (2763) che prelude la val del Ferro, il Qualido (2647) che apre l’omonima valle ed infine l’Averta (2540) porta della Val di Zocca dove ci aspetta il rifugio Allievi (2385). Tre forcelle rocciose armate e protette da catene a difesa dagli strapiombi che scorgiamo sotto i nostri scarponi mentre bardati di imbrago, casco e set da ferrata procediamo lesti e sicuri verso la valle. Il rifugio è a portata di mano ma, quando la stanchezza moltiplica ormai la fatica, l’ultimo colpo di coda ci costringe per superare uno sperone roccioso a scendere in un vallone per 200 metri per poi risalire all’agognato rifugio. Sono le 13,30, abbiamo abbassato la media e non abbiamo preso una goccia d’acqua, grande l’italico meteo. Tagliatelle al ragù per tutti seduti a tavola mentre fuori diluvia.

Quarto giorno, non ci resta che scendere, la val di Mello è il fondo alla ripida valle ai nostri piedi. La pietraia lascia spazio ad una piana sospesa dove alcuni cavalli pascolano bradi serrati da un cancello in legno che ci apre la via alla ripida pineta. Il primo grido è da parte dei ragazzi che ci precedono seguito dal nostro allarme: - là un porcino!- e si scatena la caccia. Piccoli, grandi, belli… Presto il problema è come stivare tutti quei funghi, non abbiamo il permesso, e se c’è la forestale? Difficile limitare la raccolta, sono così belli e faticoso riprendere la discesa.

Pausa presso le acque cristalline in val di Mello nei pressi del Bidè della Contessa per ricordare il “Nuovo Mattino” che diede il via all’arrampicata libera nel nostro paese.
Entriamo in San Martino, ma non ci fermiamo, vogliamo andare a salutare il Sasso Remenno il più grande masso d'Europa, con un volume superiore al mezzo milione di metri cubi sul quale salgono decine di vie di arrampicata.

A Filorera prendiamo finalmente l’autobus per Morbegno, 6 minuti per prendere i biglietti e salire in treno che ci porta a Brescia e ce la facciamo, in stazione a Brescia 8 minuti per prendere la corriera della SIA e ce la facciamo, alle 19 siamo a Vestone, ma ci lasciamo così?
No, mangiamoci una pizza. Pare proprio che nessuno voglia rientrare a casa cercando di prolungare il tempo dello stare assieme…

Chiudo tornando alla frase iniziale: - ma un'esperienza “piena” - La conoscenza della montagna passa attraverso gradini che richiedono sempre più impegno e, se l’obiettivo è rendere i nostri ragazzi sempre più in grado di andare in montagna in autonomia e sicurezza, questa è la strada, avanti così.

Bravi tutti, cominciando dai 5 ragazzi alla loro prima esperienza “tosta”, agli altri che già erano stati in Adamello, per finire agli accompagnatori sempre più contagiati e contaminati dall’allegria e dall’entusiasmo dei nostri ragazzi.

Alla prossima e… Buona Montagna!


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