Mira il Tuo popolo
di Maestro John

Festa dell’Assunta. In molti paesi si svolge la processione. Mi son sempre piaciute le processioni. Alle “processiù” c’era sempre un sacco di gente, praticamente tutto il paese

 
C’era il sagrestano, el Burtulì:
“Burtulì dèle sachète che ghet fat ale me scete? Ghó dat en spisighì, can de l’oa de un Burtulì!”

La chiesa per l’occasione era addobbata con paramenti altissimi e molto scenografici. C’erano schierati i paggetti, tutti fermi con la divisa bianconera, con il copricapo stile Lorenzo il Magnifico, con le loro belle manine giunte in guanti bianchi.
C’erano i chierichetti, con veste nera e cotta bianca.
C’erano i tarcisiani, con le loro vesti crem a strisce verticali rosse, che nascondevano le scarpe di ginnastica bianche.
Tra i tarcisiani ci celavano i più irrequieti Teddy Boys del circondario, che facevano a gara a chi teneva il turibolo. Veniva fatto roteare in modo artistico, con acrobazie vertiginose, tra volute d’incenso.
Come consolazione c’era la navicella argentata, con dentro i granelli d’incenso e il cucchiaino.

C’era la banda, c’erano i notabili del paese, c’erano le orfanelle con le suore, c’erano le vedove inconsolate…avanti le vergini!
C’era uno stuolo di preti (adesso è già un miracolo trovarne un paio).

C’erano le luci sui davanzali e gli altarini nei vicoli: che spetàcol!
Se non sbaglio (ma qui mi appello agli esperti di liturgia) prima si portava la statua della Madonna dalla parrocchiale alla splendida chiesa di San Rocco, mentre le campane facevano “den den den den” in segno di allegrezza e la gente cantava “dalle capanne povere dove si piange e implora”.

Quando vicino alla pesa pubblica si faceva l’inversione a U, il corteo da sacro diventava profano, sé e zó söla pesa, e si potevano lanciare occhiate furtive verso il reparto femminile (che, nascosto dai veli, pare facesse altrettanto…).

Invece l’8 settembre, festa della Natività della B.V.M, la statua della Madonna traslocava di nuovo e andava in giù dagli scalini di San Rocco verso la Parrocchiale.
Ricordo il Poletti, papà del Giulio e dell’Aurelio, che aveva una voce stupenda.
Ti faceva capire con la sua voce che davvero, come diceva Monsignor Ferretti, “cantare è pregare due volte”.

In certe canzoni la gente faceva la “doppia voce”, ed era bello sentire…
“Mira il tuo popolo, o bella Signora,
che pien di giubilo oggi t’onora.
Anch’io festevole corro ai tuoi piè;
o Santa Vergine, prega per me!
In questa misera valle infelice
tutti t’invocano soccorritrice.
Questo bel titolo conviene a Te,
o Santa Vergine, prega per me!”


Il mio amico don Paolo mi ha scritto:
“Ma noi ci pensiamo che il nostro destino è il cielo?”
Penso proprio di no. Ci si comporta come se dovessimo vivere sempre in questo pazzo mondo. Sempre arrabbiati. Sempre sospettosi.
Vediamo intorno a noi tante ingiustizie: sofferenza e tribolazione per i poveri e le buone persone, successo e trionfo per i prepotenti e i malvagi.
E ci chiudiamo in noi stessi, pieni di paura del futuro.

Ma lasciatelo dire a uno dei peggiori peccatori: la Madonna ci proteggerà! Lei in questo momento ci è vicina più che mai.
Perché Maria sotto la croce ha avuto paura di perdere Suo figlio per sempre.
Poi ha vinto quella paura, perché Maria era sicura di una cosa: lei era Sua madre, e niente avrebbe mai potuto spezzare il loro amore. Perché l’amore è eterno.
E allora apriamoci agli altri, tentiamo di dare fiducia all’amore.

Quando cammino accanto alle rive del Chiese (ah, il Chiese!) mi piace recitare il rosario.
Come ha scritto il poeta romano Trilussa:   
“Quann’ero ragazzino, mamma mia
me diceva: “Ricordate fijolo,
quanno te senti veramente solo
tu prova a recità n’Ave Maria.
L’anima tua da sola spicca er volo
e se solleva, come pe’ maggìa”.
Ormai so’ vecchio, er tempo m’è volato;
da un pezzo s’è addormita la vecchietta,
ma quer consijo nun l’ho mai scordato.
Come me sento veramente solo
io prego la Madonna benedetta
e l’anima da sola pija er volo!”


Lo dico a me stesso: coraggio, non smettiamo di credere nell’amore.
Diamo il nostro piccolo contributo alla marea del bene che inonda la terra. Lanciamo i nostri cuori nelle promesse di un nuovo giorno.
Come Maria.

Con amore. Solo con amore.  
maestro John

Le prime due foto (che rappresentano varie processioni a Gavardo) sono dell’amico Antenore Taraborelli, che ringrazio.
La terza è del mitico Cesare Goffi, che ritrae la processione delle Quarant’ore.
Nell’ultima foto si riconosce il caro Cesare Cavagnini, con alcuni amici del Borgo del Quadrèl.


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