Guerrieri (pt. 4)
di Luca Rota

Il filone dei “guerrieri” prosegue, dedicandosi al ricordo di chi non c’è più, ma ha scritto importanti pagine del calcio di provincia


Stefano Borgonovo sarebbe stato di certo titolare inamovibile nelle Nazionali dell’ultimo quinquennio.  
 
Dagli esordi nel suo Como fino alla Fiorentina, attraversò tutti gli anni Ottanta prima di tornare nel suo club di appartenenza - quel Milan diventato nel frattempo stratosferico - col quale vinse Coppa dei Campioni ed Intercontinentale, ma dal quale desiderava fuggire per poter tornare nel luogo dov’era stato meglio: Firenze.
 
Centravanti potente, veloce, elegante all’occorrenza e risoluto, fece coppia con Roby Baggio nella Viola di fine anni Ottanta, qualche presenza in azzurro, prima di ritornare a spendersi per la causa di inizio stagione: fare l’attaccante di provincia. 
 
È proprio lì che ha inizio il mio ricordo di Stefano Borgonovo (data la mia età), nel Pescara di inizio anni Novanta, dove ancora il suo nome e la sua fama riecheggiavano tra le linee difensive del tempo.
 
Il maledetto morbo di Lou Gehrig alla fine se l'è portato via, dopo anni di immobilismo forzato, nei quali però, prima di arrendersi, ha continuato a sgomitare in area e a dannarsi l'anima come sui campi da gioco, per aiutare chi - come lui - dal destino era stato e viene tutt'oggi beffato.
 
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