Pagare poco, pagare tutti
di Tommaso Franzoni

Siamo davvero così sicuri che il problema fondamentale dell’Italia attuale sia l’immigrazione? Il divario fra ricchi e poveri non interessa più a nessuno?


In Italia ci sono circa 59 milioni di abitanti ed un pil pro capite pressoché di 32mila euro.
Nella nostra nazione un partito in costante crescita, secondo i sondaggi, è la Lega, partito politico di centrodestra che vive e ottiene consensi anche grazie alla battaglia contro l’immigrazione clandestina, anche se questo obiettivo viene percepito dall’opposizione come una campagna contro l’immigrazione in generale.
Questa strategia genera rabbia e timore verso tutte le persone che per varie cause tentano di approdare in Europa, alla ricerca di una miglior vita.

Molti infatti considerano il fenomeno migratorio come una futura catastrofe che porterà alla disfatta dell’Europa.

Questi timori sono stati vivamente spinti da politici nazionalisti, per utilizzarli come cavallo di battaglia durante la loro campagna politica.
Si potrebbe dunque pensare che sia presente una lotta sociale, tra immigrati e cittadini italiani, ma è una prospettiva scorretta, dato che gli immigrati che lavorano e pagano i contributi, rendono in parte possibile anche il funzionamento dello Stato.

Per i più scettici sottolineo che gli stranieri resi schiavi dalla mafia (per esempio come i braccianti nella raccolta di ortaggi), non si divertono particolarmente e che il problema immigrazione sarebbe facilmente risolvibile grazie ad uno spartimento equo nell’UE dei richiedenti asilo.
In realtà la vera “guerra” nella società si trova tra le classi sociali, ovvero tra ricchi e poveri.

Escludendo dunque l’ipotesi della guerra tra i popoli,
dato che dubito dell’esistenza di una persona che insulti con termini razziali uno sceicco, può darsi si tratti davvero di una guerra contro i poveri e i deboli.
In Italia, come nel resto del mondo, ci sono grosse disparità economiche: i più ricchi possiedono la stessa ricchezza della maggior parte degli italiani.

Nonostante la crisi del 2009 abbia colpito gravemente l’Italia, Stato che addirittura ha meritato un posto nel “Piigs”(stati in UE più colpiti dalla crisi), la classe sociale alta è in costante crescita, ed è aumentata dal 2014 al 2017 di circa il 30% impoverendo le classi medio-basse.
Dato che della grande crisi chi più ne ha giovato sono le multinazionali, decine di migliaia di lavoratori sono rimasti senza lavoro, poiché le più colpite sono le piccole società.

La cosa più incredibile è che
, nonostante le difficoltà delle media-bassa borghesia, le loro imposte sono aumentate per colmare gli enormi buchi lasciati dai governi prima di Monti, mentre le imposte dell’alta classe sociale, dal 1973 al 2013, sono diminuite passando dal 62% al 38%.

Risolvere il problema non è affatto semplice, ma ci sono dei punti che potrebbero migliorare la situazione.
Sicuramente la soluzione non sembra essere il condono fiscale proposto dal nostro governo: non prevede le conseguenze penali giuste per gli evasori fiscali.
Invece il PD nel suo ultimo mandato aveva fatto una proposta diversa: un grande recupero dell'evasione fiscale, portando come successiva proposta il “pagare poco, pagare tutti”, evidentemente bocciata dagli italiani.

Chi invece sta favorendo l’aumento delle ricchezze a chi ne ha già, con le riforme riguardanti la flat-tax, è proprio il governo giallo-verde il quale, con la proposta del reddito di cittadinanza, rischia di concedere, a diversi evasori, addirittura 700 euro al mese!

Lo Stato, dopo aver preso una buona linea amministrativa, deve far rispettare la sua autorità, spartendo indirettamente ricchezze, garantendo salari minimi e un aumento delle imposte verso le multinazionali e i super-ricchi, ovviamente vietando delocalizzazione e spostamenti di capitale.

In Italia 6 milioni di persone (circa il 10%) vivono in povertà, mentre i governi tutelano i risparmi e guadagni di chi è più forte, ma solo noi cittadini possiamo cambiare, sostenendo chi davvero vuole un cambiamento.

Tommaso Franzoni

.la foto è stata presa da "Il quotidiano in classe" del Corriere della Sera.



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