Tragedia al circo e commenti fuori luogo
di Davide Vedovelli

Muore durante le prove al Circo Marina Monti Orfei, colpito dagli artigli di una tigre, il domatore Ettore Weber, “Signore della pista”. Il cordoglio dei circensi e la raccapricciante “esultanza” degli animalisti


Un tragico incidente è avvenuto pochi giorni fa al Circo Marina Monti Orfei allestito vicino a Bari. Storico domatore, all’età di 61 anni, Ettore Weber muore davanti agli occhi della moglie durante le prove dello spettacolo nella gabbia con le tigri.

Weber non era un domatore qualsiasi, era considerato tra i migliori nel suo campo soprattutto con le tigri siberiane e le tigri del bengala ed era il titolare del Circo Weber. Chi frequenta i circhi dice che Weber era uno degli addestratori di felini più bravi al mondo. Immediata la polemica sui social, senza nemmeno dare tempo alle autorità e alla moglie di spiegare l’accaduto e senza il rispetto per la vita umana proprio da chi dice di difendere “ogni forma di vita”.

A destare amarezza i commenti scritti da molti animalisti sui social e come commento agli articoli con frasi tipo: “E’ ciò che merita” – “Ogni tanto una buona notizia. Complimenti alla tigre” – “Brava cucciola” – “Spero il circense abbia sofferto molto prima di passare a miglior vita”

Ognuno ha la propria sensibilità e agisce secondo coscienza. Trovo però di cattivo gusto e contradditorio vedere persone esultare e compiacersi per la morte di uomo, quelle stesse persone che si indignano per il gattino sull’albero. Se ogni vita ha un valore, quella di un essere umano dovrebbe meritare quantomeno lo stesso riguardo.

Nessuna vendetta da parte delle tigri (come sentenziavano già gli animalisti), la spiegazione dell’accaduto è stata fornita dalla moglie di Ettore che ha assistito impotente a tutta la scena.

Ecco la dinamica dell’incidente -Sindacato addestratori e detentori animali esotici: “Ettore stava provando all'interno del suo numero l'inserimento di due nuovi esemplari, nuovi per la pista, non perchè fossero arrivati da poco, infatti fanno parte del gruppo che gestiva da svariati anni, aveva appena finito il quadro della piramide, ed aveva mandato al suo post le varie tigri, tale era la normalità dell'esercizio appena eseguito, che senza nessuna particolare attenzione aveva cominciato a cambiare posizione agli sgabelli per l'esercizio seguente, spostando uno sgabello alto della piramide, gira le spalle alla tigre che era rimasta sullo sgabello mediano, senza rendersi conto che era troppo vicino, a quel punto la tigre come per gioco da una zampata, come avviene di solito quando ci si avvicina troppo, senza emettere ruggiti , senza attaccare, come per gioco.

Purtroppo Ettore viene colpito all'altezza della gola, una sola zampata, un artiglio tronca di netto la giugulare sò di essere crudo ma purtroppo la morte è immediata, nessuno all'esterno della gabbia si era reso conto della gravità dell'incidente Ettore non si rialza, la tigre scende dallo sgabello e si avvicina al corpo incuriosita dall'immobilità dell'addestratore, a quel punto il personale all'estero interviene immediatamente, per soccorrere Ettore ed allontanare la tigre, entrando in gabbia persone estranee alla normale routine delle prove, le tigri non capiscono cosa devono fare, quindi si crea confusione all'interno della gabbia, fortunatamente nessuno perde la testa, e riescono a far uscire dalla gabbia attraverso il tunnel d'ingresso le quattro tigri presenti. Solo a quel punto la moglie Loredana e le altre persone si rendono conto della situazione.Viene chiamato il 118 che purtroppo costatano il decesso di Ettore, poi la prassi di rito per una persona morta sul posto di lavoro”.

Chiudo con questa bellissima lettera scritta sulla pagina Facebook di circusfans.net.

Portando avanti l’icona del suo maestro Eugene Weidmann, 𝗘𝘁𝘁𝗼𝗿𝗲 𝗪𝗲𝗯𝗲𝗿 aveva scelto di presentarsi in pista tra le sue tigri indossando guanti bianchi, e sovente anche con la tuta di scena bianca o colorata, ma sempre sobria, scevra da orpelli, come a voler sottolineare la sua figura altrettanto lineare, pulita, elegante. Nulla di appariscente. Quello che emergeva infatti era stile, classe, eleganza, un sorriso accennato, il gesto delicato, fluido. Insomma quello che in queste ore, a buon diritto, è stato definito un “Signore” della pista. Un Signore in pista, ma anche al di fuori di essa, rispettoso e rispettato, cordiale e misurato, preciso e stimato. Perdiamo un Signore. Lo perdiamo e ne sentiamo la mancanza. Ma per oltre sessant’anni abbiamo avuto il piacere, la fortuna, l’onore, il privilegio di averlo tra noi, protagonista della pista e dei circensi. Circense di razza, esemplare, autentico e forse per questo ci mancherà di più. In questi mesi ci siamo trovati sovente spiazzati e disorientati per le sempre maggiori difficoltà nel portare avanti l’attività circense, si è parlato di disunità, di stanchezza. Ma mai come oggi nel nome di Ettore Weber il circo ha ritrovato la sua unità, il suo orgoglio, la fierezza nell’appartenere a questo mondo. Chiunque di noi si può sentire fiero di dire “lo conoscevo, l’ho conosciuto, era un mio amico”. Perché in Ettore Weber (e ci piace ripetere nome e cognome, non è una ripetizione inutile) troviamo tutte le caratteristiche del circo di cui andare fieri. L’amore per il proprio lavoro, per la propria famiglia, la fierezza delle proprie origini, la passione per il lavoro svolto in un certo modo, l’onestà, il rispetto, la dignità di sé e del proprio mondo. Ecco perché oggi ci manca così tanto. Perché con la sua pur tragica scomparsa ha spiegato a tutte le persone degne di comprenderlo, cosa significa essere un circense, cosa vuole dire “fare circo”, cosa sia il Circo. Un lavoro, una professione, un modo di vivere e talvolta, ahinoi, anche morire, in nome di valore più alto e in cui crediamo fortemente tutti. 
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