Un piano per contenere i cinghiali
di Redazione

La Regione ha varato le misure per contenere il numero degli animali che popolano in particolare le aree prealpine con nuove regole per prevenire abusi e improvvisazioni


Emergenza fauna selvatica in tutta la Lombardia. Per questo, la Regione sta cercando di perfezionare gli strumenti per contenere il numero degli animali che popolano in particolare le aree prealpine, creando non pochi problemi quando danneggiano fondi e coltivazioni, ma anche quando diventano un pericolo per la sicurezza stradale.

Regole rigorose a prova di ambiguità per prevenire abusi e improvvisazioni. Ma anche l'introduzione del foraggiamento, attualmente vietato, ovvero attirare i capi da abbattere con del cibo come esca.

La Regione ha illustrato il piano di abbattimento dei cinghiali all'indomani del vortice di polemiche sui sistemi «spregiudicati» di selezione applicate nel Bresciano che ha portato al processo di otto persone, compreso l'ex comandante della Polizia provinciale e l’ex presidente della Provincia Pier Luigi Mottinelli.

«I cinghiali rappresentano un problema per la sicurezza delle persone e per l'agricoltura - spiega l'assessore regionale all'Agricoltura Fabio Rolfi -. Anche nel Bresciano abbiamo attivato la caccia in selezione, che sta partendo in tutta la regione. Abbiamo introdotto la possibilità di foraggiamento degli ungulati anche in attuazione dei piani di prelievo venatorio in selezione della specie. Richiesta che il mondo venatorio avanzava da tempo».

Il piano di selezione prevede per Brescia il prelievo di 182 capi sino alla fine di gennaio 2020. Sono ammessi al prelievo solo i cacciatori con abilitazione per la caccia di selezione al cinghiale. Sarà possibile usare un fucile ad anima rigata.

«La Regione lavora alla semplificazione e la sburocratizzazione del sistema - afferma Rolfi -. Vogliamo agevolare la gestione delle carcasse e sostenere la filiera della carne da selvaggina. Gli agricoltori che subiscono danni da fauna selvatica devono essere risarciti integralmente e non solo per il 30% - afferma l'assessore facendo riferimento alle recenti devastazioni provocate dai branchi di cinghiali a Valvestino, Iseo e Pisogne -. La fauna è proprietà dello Stato e se lo Stato non è in grado di gestirla è giusto che paghi».
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