I bambini del Lucone, un mistero di 4000 anni fa
di Redazione

Questo martedì sera presso la sala conferenza del Museo Archeologico della Valle Sabbia di Gavardo, una conferenza sui risultati delle ricerche portate avanti con gli scavi del Lucone a Polpenazze


Gli scavi che il Museo Archeologico della Valle Sabbia di Gavardo sta portando avanti dal 2007 al Lucone di Polpenazze hanno portato negli anni a risultati eccezionali. Ora si ha a disposizione parte della pianta del villaggio, si sa molto di più su come erano costruite le case, su cosa mangiavano i suoi abitanti, su cosa indossavano e su quali strumenti utilizzavano.

Ma l’anno scorso un rinvenimento ha colpito profondamente l’immaginario di tutti, dagli archeologi che stanno facendo lo scavo ai visitatori che ormai tutti i giorni seguono i lavori, tanto che è rimbalzato immediatamente su vari organi di stampa: dal fondo del lago, proprio davanti all’antico villaggio, è emerso lo scheletro di un piccolo bambino di 3 anni. Si tratta di uno scheletro pressoché integro, completo di mandibola, ma mancante quasi del tutto del cranio.

Subito si sono affacciati alla mente vari interrogativi: che fine ha fatto la testa? È abbastanza tipico per un corpo decomposto in acqua perdere le ossa più minute, le falangi e le altre ossa delle mani e dei piedi: ma il cranio? Il bambino era stato buttato nel lago già decapitato? Resta il fatto che la mandibola è rimasta!

Questo ritrovamento ha immediatamente richiamato un’analoga scoperta fatta qualche anno fa: nel 2012 in un’altra area del villaggio è stato rinvenuto il cranio di un bambino di 2/3 anni avvolto in cortecce di ontano. Il cranio era forse di quel bambino? La deposizione del cranio però non era casuale, ma avveniva dopo un disastro che aveva coinvolto tutta la comunità: l’incendio dell’intero villaggio. Si tratta dunque di un rito di riconsacrazione del villaggio?

Può essere che il cranio sia stato deposto nel villaggio in maniera rituale e il resto del corpo buttato a lago? Ma come era morto questo bambino? Che si trattasse di un solo bambino sembrava assodato, ma in seguito lo studioso che classifica tutti gli ossi animali rinvenuti nello scavo ha segnalato la presenza di altre ossa d’infante, anch’esso di circa 2/3 anni, rinvenute in un’altra parte del villaggio in un mucchio insieme a ossi animali… Questi ossi erano senz’altro di un altro bambino! Quindi il cranio a chi appartiene? Che tipo di ritualità sottendono questi fatti?

A queste domande cercheranno di rispondere martedì 18 giugno alle ore 20.30 al Museo Archeologico della Valle Sabbia a Gavardo l’archeologo Marco Baioni, direttore dello scavo e del museo, e il prof. Alessandro Canci della Scuola di Specializzazione Interateneo in Beni Archeologici (SISBA) di Aquileia.

Lo scavo è finanziato dal Museo Archeologico della Valle Sabbia, dal Comune di Gavardo, dal Comune di Polpenazze del Garda, con il sostegno di Regione Lombardia. La campagna di scavo 2019 prenderà l’avvio il 15 luglio e durerà fino al 31 agosto.
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