Gestione acque fra Garda e Valsabbia: i desiderata di Legambiente
di red.

Il Circolo Legambiente Brescia Est dice la sua sull'ipotesi di realizzare un depuratore del Garda a Gavardo e Montichiari. E non solo



La localizzazione dell’impianto di depurazione del lago di Garda è da alcuni mesi al centro di un acceso dibattito che vede contrapporsi le comunità del lago di Garda e del fiume Chiese.

Il Circolo Legambiente Brescia Est, per competenza territoriale sensibile a questa disputa, pur riservandosi la possibilità di analizzare dal punto di vista tecnico il progetto definitivo nel momento in cui esso verrà reso pubblico, ritiene sia giunto il momento di esprimere la propria opinione nel merito, partendo da alcuni punti che noi riteniamo cardine, attorno ai quali costruire la nostra linea di indirizzo:

1) la localizzazione del depuratore del Garda deve scaturire da una attenta analisi dei gravi problemi e delle tematiche ambientali che insistono su entrambi i bacini, che devono trovare una soluzione rapida, efficace e rispettosa delle prerogative di ciascun territorio, prima di qualsiasi decisione.

2) la soluzione proposta
di portare i reflui della sponda bresciana del lago a due nuovi depuratori da costruire nei comuni di Gavardo e Montichiari, nel bacino del fiume Chiese, non ha ragione di esistere. Pensare ad una rete di collettamento che dal lago porti i reflui ai due comuni che sorgono sulle sponde del fiume Chiese è una follia: scollinare fin oltre i 200 metri slm, devastare il paesaggio e gli ecosistemi, accollare alla comunità gli alti costi energetici e di manutenzione, rendono questa proposta assolutamente inaccettabile.

3) Dissipare denaro pubblico in opere che comunque, allo stato dei fatti, non risolvono i problemi, anzi li possono addirittura aggravare, è un atto di incoerenza e superficialità estrema oltre che un danno erariale.

4) I cento milioni stanziati dal Ministero per la depurazione del Garda non vanno persi e rimangono a disposizione presso il CIPE. Questo è stato ufficialmente dichiarato nel corso della riunione tecnica voluta dai consiglieri regionali bresciani l’11 aprile scorso, presso l’UTR.

5) Nessuna norma vieta di scaricare le acque acque reflue del depuratore, adeguatamente trattate, nel lago.

Fissati questi punti cardine possiamo cominciare a ragionare nel merito.

Premesso che per noi l’obiettivo è la massima tutela di entrambi i bacini, dal puno di vista degli ecosistemi, dei paesaggi, dell’economia, della salute delle popolazioni residenti, per ricercare una soluzione che soddisfi queste prerogative dobbiamo avere una visuale che spazia nel tempo: come immaginiamo i nostri territori tra 10 – 20 – 30 – 40 anni?
Come vogliamo che siano per le future generazioni?

Il lago di Garda, ad esempio, lo possiamo immaginare, ed è auspicabile l’impegno di tutti per centrare questi obiettivi:
• senza gli attuali scarichi fognari a lago, civili, zootecnici, industriali, abusivi e non,
• le acque bianche separate da quelle nere, senza sfioramenti a lago dalle stazioni di sollevamento,
• niente speculazioni edilizie,
• con le fasce tampone ricostituite,
• con le coste rinaturalizzate,
• scongiurato l’inquinamento di sostanze tossiche con il recupero dei 6 ordigni bellici scaricati il 16 aprile del 1999 nel lago da un cacciabombardiere F-15 della NATO in fase di atterraggio a Ghedi,
• riduzione e regolamentazione della navigazione a motore,
• sardine di lago che non presentano tracce di Pfas,
• anguille in cui non c’è traccia di diossine.

In un ambiente lacustre così risanato
immaginiamo un Depuratore tecnologicamente molto avanzato, che occupi uno spazio limitato, collocato in un’ area dismessa riqualificata, con un rendimento ottimale per tutto il lavoro fatto a monte, pensato dai tecnici intorno agli anni 2020 per garantire la massima funzionalità e il massimo grado di depurazione tanto che l’acqua depurata può tranquillamente essere immessa nel lago.

Le tecnologie esistono e già molti impianti le utilizzano.
Non parliano di sperimentazioni ma di una realtà operativa con dei costi simili a quanto adottato finora.

Nel frattempo lungo tutta l’asta del fiume Chiese
, grazie al senso civico, alla sensibilità raggiunti e alla consapevolezza che Fiumi e Laghi sono organismi viventi indispensabili per la qualità della vita, si sarà provveduto a:
- raggiungere e mantenere il Deflusso Ecologico Funzionale per il lago D’Idro,
- limitare, regolamentare e verificare i prelievi per le varie centrali idroelettriche, nel rispetto delle autorizzazioni in essere,
- togliere gli scarichi abusivi civili e industriali diretti nel fiume Chiese, nel Naviglio Grande e nei reticoli idrici,
- irrigare la campagna coltivata con sistemi tecnologici innovativi azzerando lo spreco di risorsa idrica: BASTA IRRIGAZIONE PER INONDAZIONE DEI CAMPI!,
- ricostituire le fasce tampone,
- rinaturalizzare le rive,
- bandire l’utilizzo di fanghi di depurazione, gessi di defecazione e digestati per una agricoltura naturale e sana, NON PIU’ TOSSICO-NOCIVA (vedi metalli pesanti e idrocarburi contenuti nei fanghi,
- non autorizzare nuove discariche, risanando se possibile quelle esistenti,
- scongiurare l’avvento di nuove epidemie di legionella e polmonite,
- bandire il ricorso alle compensazioni ambientali.

Per raggiungere questi standard
il Circolo Legambiente Brescia Est chiede agli Organi Decisori di valutare tutte le criticità prima di prendere una decisione che auspichiamo nel solco di quanto sopra descritto. L’imperativo è fare le cose FATTE BENE, che durino nel tempo e che siano le più efficaci e le meno invasive, nel rispetto degli ecosistemi e della qualità della vita.

LO CHIEDONO ANCHE TUTTI I RAGAZZI DEL FRIDAY FOR FUTURE, PREOCCUPATI PER IL LORO AVVENIRE.
Ḗ GIUNTA L’ORA DI ASCOLTARLI ED IMPEGNARCI PER ASSICURARE LORO UN FUTURO SOSTENIBILE
NON POSSIAMO DELUDERLI

.fonte: comunicato stampa.


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