Le lezione del maestro Salvatore
di John Comini

L’ho incontrato poche volte, Salvatore Filotico. Ma in quel breve tempo ho apprezzato il suo essere maestro, la sua voglia di costruire rapporti solidali, la sua profonda cultura accompagnata ad una grande dose di umorismo


E poi aveva un’energia contagiosa, era un vulcano di idee e a tutti regalava un grande sorriso. Impegnato culturalmente e politicamente, ha scritto diversi libri (tra i quali “Che cos’è la cittadinanza”) era anche un ottimo allenatore di basket. Era circondato dall’affetto di molte persone, che lo chiamavano amichevolmente Titti.
 
Veniva dal bellissimo paese di Oria (Puglia), la sua famiglia era di ascendenti nobiliari. La casa di Salvatore era una scrigno di libri antichi, foto e documenti storici.
 
Il maestro Salvatore ha vissuto per quasi 40 anni a Fasano e ha insegnato per molti anni alla scuola elementare Olivelli di Salò, dedicando una particolare attenzione al problema della "diversità" e dell’inclusione, prendendosi a cuore bambini stranieri che avevano vissuto la miseria e l’orrore. 
 
Quando è andato in pensione, è “sceso” nella sua splendida terra, dove è sempre stato partecipe delle questioni sociali. Purtroppo ci è stato strappato a soli 69 anni. Poco prima di lasciarci, il maestro Salvatore aveva scritto:

“Nel mio letto d’ospedale ho sognato un uomo, un prete dolce che mi parlava e m’invitava ad incamminarmi lungo la mia Via del Campo alla ricerca degli ultimi, degli esclusi, per la riaffermazione dei diritti. L’ho sentito, era di fianco a me, nella notte insonne, mi parlava e mi accarezzava la fronte. Andando oltre la mia sofferenza.”


Ha lasciato una splendida famiglia, la dolce moglie Nicolina Zanzarelli, i figli Giuseppe, Paolo (chiamato Paolone dagli amici), Beatrice e il nipote Jan Briscik.

Un suo amico ha scritto: «Ha resistito fino alla fine, Titti. E forse non è stato un caso che sia sopravvissuto – con orgoglio e dignità, pur soffrendo – al suo ultimo 25 aprile, prima di andarsene. Che la terra ti sia lieve, magister vitae».
 
E gli amici dell’Oria Basket hanno scritto:

In questo momento è molto difficile per noi parlare di Titti, una persona buona che con il suo operato ha lasciato un grande segno nella vita di tutti noi. Non solo per l’amore che ci ha trasmesso verso il gioco della pallacanestro ma anche per l’amicizia, onestà, rispetto e voglia di stare insieme che ci ha insegnato.

Sono centinaia i bambini e ragazzi che grazie a Titti hanno mosso i primi passi sportivi con un pallone da basket fra le mani (Oria Basket è solo l’ultimo esempio di associazione voluta da Titti) perché lo sport e la pallacanestro, la palestra, lo stare insieme a bambini e ragazzi, osservare i loro progressi, era ciò che più lo faceva stare bene… Grazie Titti per tutto quello che ci hai dato. E' stato un privilegio conoscerti.”
Il maestro Salvatore è stato ricordato, tra la commozione e il sorriso, nella Sala dei Provveditori di Salò, durante la presentazione del libro “Una testa ben fatta in una società dell’accoglienza” scritto da lui insieme alla psicologa Imma De Pascale. Quest’ultima, che è anche Giudice Onorario presso il Tribunale per i Minorenni di Taranto e che ha lavorato come psicologa di un centro di prima accoglienza, ha tratteggiato con emozione e riconoscenza l’esperienza da cui è nato il libro, ricordando la grande umanità di Titti. 
 
Sia Giancarlo Onger (già referente area disabilità all’ufficio Scolastico Provinciale e lombardo) sia Matteo Faberi (psicologo ed ex alunno di Salvatore) hanno appassionatamente sottolineato l’attenzione del maestro verso i ragazzi disabili e in condizioni di disagio. 
 
Nelle belle letture degli insegnanti Donatella Mosca e Roberto Maggi, negli emozionati interventi dei colleghi della Olivelli, della Dirigente Ghirardi, di Rosa Bosio, dell’amico Mauro Abastanotti (sua figlia Chiara ha avuto la fortuna di incontrare Titti come maestro), di genitori e amici, è emersa la figura di un maestro davvero speciale. Non per nulla tra i punti di riferimento di Salvatore c’era Don Lorenzo Milani. 
 
Adesso che la scuola è sempre più in difficoltà, adesso che c’è il bullismo, che la cultura sembra fatta solo da successo, superficialità e menefreghismo, adesso che la Costituzione sembra diventata lettera morta, c’è sempre più bisogno della lezione di don Milani e dei maestri che si sono ispirati a lui.Come Salvatore, che ha creduto nel proprio lavoro, ha cercato di trasmettere le radici della conoscenza attraverso i valori della condivisione, del rispetto di sé e degli altri.
 
I maestri come Salvatore hanno cercato di capire i propri alunni, si sono buttati ogni giorno nell’ascolto, nell’accoglienza. E spesso sono andati in crisi, o si sono sentiti fragili o arrabbiati. Ma hanno accettato le proprie sconfitte a testa alta e con gli occhi  aperti. E si sono rialzati, perché ci sono attimi della scuola in cui è racchiuso l’infinito della vita.
 
E hanno cercato di credere nei sogni, perché ogni ragazzo è unico, straordinario, irripetibile, ogni ragazzo è un dono meraviglioso, che sia figlio di povero o di re, che sia bianco o nero. I maestri come Salvatore hanno combattuto perché a tutti venissero date le stesse opportunità, magari rompendo le scatole a tutti, Dirigenti compresi. 
 
I maestri come Salvatore hanno creduto nella possibilità di un’accoglienza degna di questo nome, di una vera inclusione nella scuola e nella società. Perché i maestri come Salvatore hanno dato fiducia all’amore, come quando ha scritto: 
 
“Ogni volta che a scuola, nel volontariato, per strada, in palestra, ho visto un bambino inseguire un pallone mi sono sempre chiesto cosa pensava, dove voleva arrivare e perché ero felice nell’osservarlo. Il pallone forse simboleggia la madre Gaia, il suo pulsare, la vita stessa in movimento: poterlo inseguire è la conquista di una speranza, di una felicità possibile, di una conquista…

Forse il pallone rappresenta per i bambini la possibilità di raggiungere l’isola che non c’è: la realtà dei bambini contiene della fantasia, dei sogni e qualcosa di essi resta sempre, per fortuna in noi, da adulti. È forse questo il segreto del mio commuovermi di fronte a questa immagine?”
 
Forse da qualche parte il maestro Salvatore sorriderà, forse penserà: “Ma questi mi stanno facendo santo!” Che ci sarebbe di strano, caro Titti? Un santo col fazzoletto rosso al collo, naturalmente! Grazie, caro Titti, per la tua lezione di vita!
 
maestro John
 
Nelle foto:
- Titti tra i figli (amici compresi)
- Divoratore di libri
- Maestro di… basket!
- Sempre nel cuore, grande maestro!
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