Lavoro, il ruolo della politica
di Redazione

Alla tavola rotonda l’intervento dei rappresentanti del mondo produttivo e dei consulenti del lavoro sui temi della formazione e delle figure professionali richieste dal mondo del lavoro


Dopo aver snocciolato i dati che vedono il comparto manifatturiero della provincia bresciana al terzo posto in Europa nel 2018 ed aver ricordato che la Germania forma 800 mila tecnici specializzati ogni anno, mentre l’Italia è ferma a 10 mila, il presidente di AIB Giuseppe Pasini ha lodato le aziende attente al welfare, affermando però che anche la politica deve fare la sua parte: «Certo non come sta facendo ora, pensando che il Reddito di Cittadinanza possa essere una leva per ridurre la disoccupazione, oppure prendendosela con gli extracomunitari, la sui presenza nelle nostre aziende è da considerare una grande risorsa».

Fra gli interventi coordinati da Marco Baccaglioni anche quello di Giancarlo Turati, vicepresidente Welfare in seno a Confindustria, si è soffermato sui profondi cambiamenti che hanno interessato il mondo del lavoro, grazie a tecnologie fino a pochi anni fa inimmaginabili. Fra le “suggestioni” proposte, quella che si possa “vendere il lavoro”, più che dei prodotti.

Il Consigliere nazionale dei Consulenti del lavoro Alberto Pelizzari, interpellato sull’opportunità di fare rete, ha posto le problematiche del lavoro su due livelli ben distinti: da una parte la necessità di dare alle aziende la possibilità di andare avanti e di trovare le figure professionali di cui necessitano, interessando tutti gli operatori, dal mondo della formazione a quello dei servizi; dall’altra l’attenzione alle fragilità con opere di mediazione per le quali è ancora importante l’intervento pubblico.

Poi una provocazione: «Com’è che Provincia e Regione intervengono finanziando progetti di inserimento, mentre a livello statale nemmeno prevedono esoneri contributivi per la sistemazione di queste persone in difficoltà?».
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