Il portiere di Zeman
di Luca Rota

Figurine di Provincia continua il suo viaggio nel “made in Sud”, ricordando colui che fu uno dei primi ad esprimersi nel ruolo di portiere-libero in A



Siamo in Puglia, intorno alla fine anni Ottanta. A Foggia arriva dalla Sicilia un tecnico boemo, fautore di un gioco spettacolare, che porterà da lì a poco tanto entusiasmo sulle gradinate dello Zaccaria.

Le sue squadre, alla pari di quelle olandesi, sono solite giocare alte, col portiere che resta in posizione di libero, affinché possa spazzare in caso di ripartenza avversaria. Il suo marchio di fabbrica è il 4-3-3, mentre lui è Znedek Zeman.

L’unico problema è che il gioco all’italiana non ha mai previsto tali caratteristiche per un estremo difensore, ragion per cui sono veramente pochi quelli aventi nel dna tale propensione a stazionare fuori da pali.

Fortuna vuole però, che in quel Foggia giochi Francesco Mancini, numero uno dalla folta chioma, bravo tra i pali, coraggioso nelle uscite e secondo il boemo, in possesso del sangue freddo che durante le fasi d’attacco, lo vorrebbe lì nei pressi della lunetta.

Sarà lui il numero uno di Zemanlandia, di quella squadra che nel giro di poche stagioni farà il doppio salto dalla C1 alla A. Sarà lui il portiere di Zeman.

Dopo una vita in rossonero vivrà una breve parentesi alla Lazio (sempre al seguito del boemo), per poi ritornare in rossonero, e qualche stagione più tardi accasarsi nella “nemica” Bari.

Prima di smettere difenderà i colori del Napoli, sia in A che in B, chiudendo col calcio giocato in C1 a quasi 40 anni. Di fatto però non chiuderà mai, né col calcio né col boemo.

Qualche stagione più in là,
insieme proveranno a riportare in B il “loro” Foggia, ma i risultati non saranno quelli attesi. Il miracolo sportivo messo in piedi a Pescara però, li vedrà primeggiare tra lo stupore di tutti, dopo un torneo partito con ambizioni di salvezza, che terminerà con la promozione diretta e la vittoria del campionato.

Mancini però quella vittoria non riuscirà a vederla, perché un infarto lo porterà via poco dopo la fine dell’allenamento odierno, in una triste giornata di inizio primavera.

A fine campionato un commosso Zeman gli dedicherà quella vittoria, ricordandolo come esempio vero, di portiere, di uomo e di atleta.

Perché Franco Mancini era e sempre sarà il suo portiere, e di tutti quelli che hanno provato un brivido vedendolo volare tra i pali, o nelle uscite disperate, animando appassionatamente belle e innovative pagine di questo stupendo sport.
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