Accolto il ricorso di Confedilizia
Una sentenza inesorabile e alquanto inaspettata. Quando ormai pareva che le funzioni catastali fossero definitivamente affidate ai Comuni, il Tar del Lazio ha accolto il ricorso presentato da Confedilizia.

Una sentenza inesorabile e alquanto inaspettata. Quando ormai pareva che le funzioni catastali fossero definitivamente affidate ai Comuni, il Tar del Lazio ha accolto il ricorso presentato da Confedilizia e, di fatto, ha bloccato tutte le procedure di decentramento dell’attività catastale.

Secondo il Decreto del presidente del Consiglio dello scorso giugno, veniva fissato un meccanismo che prevedeva, fra le altre cose, la possibilità per gli Enti locali di verificare (ed eventualmente rettificare) le rendite proposte dai professionisti, entrando nel merito dei classamenti e, soprattutto, in piena autonomia rispetto all’Agenzia del Territorio.

A questo procedimento si era però opposto l’Associazione dei proprietari di case, presentando ricorso proprio al Tar. Confedilizia trovava infatti «surrettizia l’estenzione dei poteri fissati dalla Finanziaria 2006» e in effetti per il Tar l’attribuzione ai Comuni dell’esercizio della potestà autoritativa di procedere al classamento e quindi alla definizione della relativa rendita catastale costituisce «un’opzione non prevista dalla Legge nell’ambito del trasferimento delle funzioni catastali».

La decisione del Tribunale amministrativo del Lazio ha ovviamente suscitato non poche polemiche tra gli addetti ai lavori. Se da un lato la sentenza ha sollevato un’evidente preoccupazione negli uffici dell’Associazione dei Comuni bresciani (Acb), dalla sede cittadina dell’Agenzia del Territorio si tira un sospiro di sollievo. Anzi, insieme a Confedilizia, i più soddisfatti, in questo momento, paiono essere proprio i 3mila dipendenti dell’Agenzia del Territorio sparsi in tutto il Paese che secondo quanto prevedeva il precedente Dpcm avrebbero dovuto prepararsi ad un imminente cambio del posto di lavoro. L’Acb continua a sperare che con il ricorso al Consiglio di Stato si riesca a dar un seguito al processo di decentramento del catasto, mentre dagli Uffici del Territorio viene confermata illegittimità delle funzioni riservate ai Comuni in termini di aggiornamento degli atti catastali nonché della revisione degli estimi e del classamento degli immobili.

C’è poi da tener conto di altri due aspetti. Il primo. Da inizio anno il novanta per cento dei Comuni bresciani ha deciso di gestire autonomamente (costituendo i cosiddetti poli catastali) l’anagrafe immobiliare e, per questo motivo, avevano già organizzato un piano operativo predisponendo di un certo budget economico. Ad esempio il polo di Brescia aveva già identificato un immobile di circa 250 metri quadrati che presentava tutte le caratteristiche adatte per accogliere gli uffici del Catasto. La speranza, a questo punto, è che non si sia ancora firmato alcun preliminare di compravendita.

Secondariamente, non va tralasciato che con l’avvio del decentramento catastale, lo Stato avrebbe dovuto finanziare una spesa preventiva di 63 milioni di euro.
Infine, non bisogna trascurare il fatto che nelle ultime ore, qualcuno ha cominciato ad ipotizzare anche un rallentamento dell’attività di verifica e controllo sull’evasione immobiliare, che invece dal decentramento delle funzioni catastali avrebbe dovuto avere, un forte impulso.

Erminio Bissolotti
da GIORNALE DI BRESCIA

Allegato pdf sentenza Tar del Lazio
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