Il modello GentleCare per i malati di Alzheimer
di Redazione

Una nuova modalità terapeutica è stata adottata per il nucleo Alzheimer della Fondazione Beata Lucia Versa Dalumi Onlus di Bagolino


Ora mai si sa, tutto ciò che proviene da oltreoceano e porta un nome inglese fa tendenza e rende le cose più belle, ma, dietro a questo nome, c’è qualcosa di più, c’è un’idea, c’è un progetto, c’è una proiezione che guarda lontano, che guarda ai malati di Alzheimer.

L’Italia è uno dei paesi europei più anziani (età uguale o superiore a 65 anni) e quasi il 17% della popolazione, per un totale di 9,5 milioni, ha superato i 65 anni di età. Il progressivo incremento della popolazione anziana comporterà un aumento della prevalenza dei pazienti affetti da demenza. In Italia, il numero totale dei pazienti con demenza è stimato in oltre un milione (di cui circa 600.000 con demenza di Alzheimer) e circa 3 milioni sono le persone direttamente o indirettamente coinvolte nell’assistenza dei loro cari.

La Fondazione Beata Lucia Versa Dalumi Onlus, di Bagolino, da sempre si è mostrata sensibile a questo importante tema, aprendo già nel 1995 il primo nucleo Alzheimer della Provincia di Brescia e, oggi più che mai, crede nell’importanza di dare ai malati di Alzheimer e alle loro famiglie una risposta concreta e in linea con le più recenti sperimentazioni.

Oggi, purtroppo, non esistono farmaci in grado di fermare e far regredire la malattia e tutti i trattamenti disponibili puntano “solo” a contenerne i sintomi. GentleCare rappresenta una terapia non farmacologica, messa a punto dalla dott.ssa Moyra Jones, che muove dalla considerazione di come una persona affetta da demenza subisca una modificazione nelle sue capacità di interazione con la realtà, muove da un approccio di tipo riabilitativo dopo aver valutato l'impatto della malattia sulla persona e aver condotto un accurato bilancio delle abilità che il paziente ha perduto e delle abilità che il paziente ha conservato.

A tal fine sarà allora utile costruire attorno al malato una “protesi” con l’obiettivo di mantenere il più a lungo possibile l’autonomia e ridurre al minimo le situazioni di stress, fonte di agitazione, ansia e aggressività. La “protesi” è costituita dallo spazio, dalle persone, dagli impiegati e dalle attività, si tratta dunque di un modello sistemico che si sviluppa a partire dalla comprensione profonda della malattia e del tipo di disabilità provocata, per poi cogliere e valorizzare le capacità residue del malato, la sua storia e i suoi desideri così da accrescerne il benessere personale con un progetto confezionato su misura, in un ambiente confortevole e quasi casalingo.

Lo staff della Fondazione, guidato dal Responsabile Sanitario dott.ssa Sonia Zani e dal Direttore dott.ssa Edi Moneghini, supportato dal Consiglio di Amministrazione capitanato da Claudia Carè, da subito ha creduto nell’importanza di queste nuove metodologie ed approcci e si è attivato per trovare i mezzi giusti per la “Ri-strutturazione” in senso onnicomprensivo, del Nucleo Alzheimer.

L’importante compito è stato affidato alla dottoressa Elena Bortolomiol, referente europea del modello GentleCare, formatrice all’interno di nuclei demenze ed esperta di ambienti protesici e di supervisione di equipe, che per tutto il 2019 seguirà e supporterà la Fondazione nello sviluppo di questo importante cammino, che ha ufficialmente preso il via con l’incontro avvenuto sabato 2 marzo con i famigliari degli ospiti già accolti nel nucleo Alzheimer.

190313_Bagolino_GentleCare_Alzheimer1.jpg 190313_Bagolino_GentleCare_Alzheimer1.jpg