Uno sguardo al Carnevale di Bagolino
di Rosalba Francinelli

Anche quest’anno è giunto al termine lo storico carnevale bagosso, che con le sue tradizionali melodie ha raggiunto anche i paesi della Valle 


Bagolino, tra musiche e folklore, ancora una volta fa tesoro dei suoi “Balarì”, un corpo di danzatori leggeri e animati da colori sublimi, che si stringe e si avvolge come in un bocciolo di rosa. 
Lassù, nel frattempo, domina la Madre chiesa, che con immenso e profondo orgoglio aspetta tutti per la Messa solenne.
 
In questi giorni ho potuto leggere, e ora descrivere, il cuore di questa brava gente che aggiunge saggezza, familiarità e arricchimento ai suoi valori quotidiani. Venne qualche mese fa un vento terrorizzante a scuotere la comunità, spazzando via pinete intere. Un forte boato e tanta paura e conseguentemente la conta dei danni. Ma queste persone, diciamolo pure, sono state miracolate e le loro abitazioni hanno resistito alla forza devastante di un vento implacabile. Con coraggio hanno superato anche questa. 
 
Ma veniamo all’evento che in questi giorni ha animato Bagolino, a partire dai bravissimi ed eleganti “Balarì” dalle origini ormai cinquecentesche, e qui si apre un sipario e questo bocciolo incantato prende vita e si forma in un raggiante evento, in un’edizione dal fascino incontenibile. 
 
L’emozione comincia, non si tralascia nulla, anche quest’anno i Bagossi hanno voluto trasmettere il meglio. Quel meglio che io chiamo “valori”, fatti di vita vissuta e ricchi di emozione. Non sono mai scomparsi, quei valori; anzi, hanno aiutato le antiche tradizioni a perpetuarsi nel tempo.
All’alba ecco le prime osterie, i negozi e le botteghe alzare con occhi ancora sonnecchianti le serrande, e di lì a poco un sole sgargiante, pronto a regalare una splendida luce di colori mozzafiato.
 
Tutto questo gli abitanti di Bagolino ce l’hanno nel proprio sangue, nell’arco di ricrearsi e nel ritrovarsi, e in molti vorrebbero che questo carnevale non venisse mai a terminare. Sono persone forti i Bagossi, forti del vivere sano attraverso quel lontano e quel presente quieto vivere che hanno portato sempre con sè e tramandato di generazione in generazione. 
 
Mi sono recata il mattino presto alla Santa Messa il 4 marzo, salendo dalla Parrocchia e i miei occhi non si limitavano a guardare, ma si soffermavano su persone composte e rispettose, raccolte e pronte ad incamminarsi verso la parrocchiale di San Giorgio. 
 
Sembravano già arrivati al sagrato, e nella risalita si notava che in molti pregavano già in vista dell’ingresso alla funzione religiosa, e successivamente durante la benedizione dei “Balarì”. Osservavo infinitamente il ballo esaltante dei danzatori, che con gesti spiccati e nobili sanno muoversi con un’eleganza che tocca veramente l’anima. 
 
Sembravano e apparivano come veli insostituibili, intrecciati e abbracciati con una maestria fuori dal comune, trasmettendo a pelle a chi li osservava senza ostacolarli un armonioso e cadenzato ballo uniforme. 
 
Qui il merito è giusto riconoscerlo anche alle donne, che tutte insieme hanno confezionato questi incredibili abiti, con ricami di ogni foggia e qualità, dal fiore ricamato fino al merletto lavorato all’uncinetto. Lodate queste donne, le donne di Bagolino, diamanti rari e preziosi, uniche e sopra ogni previsione come sempre. Le loro mani laboriose hanno scritto pagine inesauribili di soddisfazioni. 
 
Questo carnevale si rincorre tra le vie, entra nei cortili, nei vestiti e nell’animo dove la terra ancora una volta si fa sentire, è carica come un tempo e sussurra ancora le stesse melodie. Questa rosa sbocciata con colori scintillanti ora si chiude in sé stessa, e attende di rivedere ancora una volta la valle l’anno prossimo essere presente, per sbocciare di nuovo. 
 
Il carnevale di Bagolino ogni volta avvolge l’ospite con infinita riconoscenza, e quel pensiero positivo regna e riempie di entusiasmo tutto l’anno.

A Bagolino dedico questo mio scritto. Grazie a tutti quelli che hanno impiegato tempo per realizzare e formarsi e nel contempo riunire la realtà.
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