I doni di Saqlaeen
di Maria Vittoria Papa

Nella mattinata di sabato, presso la scuola secondaria di primo grado di Prevalle, si è tenuto il ricordo dello studente di origini pakistane prematuramente scomparso

Gentile direttore,

vorrei condividere con Lei e i lettori di Valsabbianews, che so ci hanno seguito in questo mese, anche il momento conclusivo di saluto a Saqlaeen Maroof, che si è tenuto stamattina (sabato 2 marzo n.d.r.) alle 9 presso il cortile della scuola secondaria “Giovanni Verga” di Prevalle, alla presenza del fratello di Saqlaeen, Umair Maroof, dei suoi amici, degli alunni con gli insegnanti e il personale Ata, delle famiglie degli alunni, del signor Sindaco e dei rappresentanti della giunta e del consiglio comunale, e ha visto partecipare anche il reverendo parroco don Fabrizio Gobbi.

Il momento in sé è stato commovente nella sua semplicità, un saluto iniziale da parte mia, il ricordo da parte di alcuni compagni, il dono di un album fotografico di ricordi ad Umair, le parole di conforto di don Fabrizio ed il lancio dei palloncini colorati.

Ma non voglio fare una cronaca, piuttosto ricordare i doni che Saqlaenn ha fatto con la sua morte alla comunità, non solo quella scolastica, di Prevalle.

In primo luogo mi commuovono la generosità e la vicinanza, e quindi il primo dono di Saqlaeen è la possibilità di esprimere gratitudine. Piccoli e grandi segni di attenzione: dal signor Giacomini che ci regala gli annunci funebri, all’Age, sempre vicina e attenta ai bisogni, che provvede a risolvere piccole questioni pratiche come l’acquisto della bombola per gonfiare i palloncini, dai genitori che regalano l’albero, all’amministrazione presente alla cerimonia, dalle alunne e alunni del Consiglio comunale dei ragazzi di Villanuova che hanno chiesto di essere presenti per stare vicini ai loro compagni di Prevalle, ai molti ex docenti ed ex alunni oggi presenti… così facciamo l’esperienza della gratitudine, quella gratitudine che “trasforma il tormento del ricordo in una gioia silenziosa”.

Il secondo dono è l’albero di mandorlo regalatoci dai genitori e che è stato piantato in ricordo di Saqlaeen. Il mandorlo è l’albero che preannuncia la primavera, e la primavera è la stagione della vita di Saqlaeen e dei nostri ragazzi. Saqlaeen è morto nel fiore degli anni e noi piangiamo “il fior dei suoi gentili anni caduto”. Penso allora ai nostri ragazzi in questa loro età, nella loro primavera, stagione dei fiori non ancora dei frutti. E allora credo che sia compito di noi adulti avvicinarci con delicatezza a questi nostri ragazzi che dei fiori hanno la fragilità, ma anche la bellezza e la ricchezza di colori e di profumi. E poi immagino che attorno al mandorlo si possa creare un piccolo giardino, con un paio di panchine, una targa... un luogo in cui contemplare negli anni a venire il mandorlo che fiorisce dopo l'inverno, vittoria della vita sulla morte.

Il terzo dono paradossale è la possibilità che i ragazzi provino attraverso la morte di Saqlaeen l’esperienza dell’immortalità, quella vera, quella che abbiamo dentro che si esprime in quella corrispondenza di affetti che fa sì che “si vive con l’amico estinto e l’estinto con noi”. È ciò che mi raccontano Pascual e Alessia giovedì, quando mi dicono che parlano con Saqlaeen e lo sentono vicino in modo misterioso. È ciò che chiede Umair: continuare ad essere vicini a Saqlaeen.

E poi c’è un quarto dono: i ragazzi si chiedono dove si trovi Saqlaeen ed Umair risponde in Paradiso, ed è la stessa cosa che ci dice don Fabrizio, e così scopriamo che siamo tutti figli dello stesso Dio che è Padre e come abitiamo un’unica casa che è la nostra terra, così siamo tutti destinati a ritornare alla stessa casa che è il Paradiso. Ci accomuna un unico destino, non ci può essere separazione tra figli e quindi fratelli.

E poi c’è un ultimo dono, che solo noi abbiamo potuto gustare: ci siamo ritrovati alunni delle terze, con i docenti in laboratorio di arte e lì Umair ed i suoi amici ci hanno offerto del tè alla pesca (rigorosamente Estathé), la bevanda preferita di Saqlaeen. Insieme abbiamo brindato a Saqlaeen, alla sua felicità.

È stata una bella mattinata. Certo poi saremo presi subito dalle beghe, i dispetti ed i distinguo, non saremo sempre all’altezza del nostro destino, ma va bene così: “non si resta a contemplare di continuo un dono prezioso, ma lo si osserva in momenti particolari e per il resto lo si conserva come un tesoro nascosto di cui si ha la certezza”. E allora i doni di Saqlaeen saranno il tesoro nascosto nei cuori dei nostri ragazzi.

Anche questa è scuola, scuola di vita.

Maria Vittoria Papa
Dirigente dell’IC di Prevalle
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