Quando il bullismo diventa normale
di Giuseppe Maiolo

Ci sono storie che si raccontano e altre, spesso quelle che parlano di prevaricazioni e violenze, che vengono tenute nascoste sotto il velo perverso dell’omertà. VIDEO


 
Delle storie del bullismo, ad esempio, si danno notizie che descrivono i fatti e si fanno cronache anche dettagliate ma che narrano poco della sofferenza che c‘è dentro delle vittime o di ciò che agita l’anima dei bulli. 

Della violenza orizzontale gli adulti spesso conoscono solo i fatti superficiali.
I genitori più ancora non sanno granché dei figli che sono vittime di derisioni e offese e conoscono poco o nulla delle tante varianti della violenza bulla che adesso si coniuga sempre di più on line.
In gran parte la maggior parte della gente è all’oscuro del malessere che prova chi è deriso e insultato.

Ma quello che è più grave è che un po’ tutti ci stiamo abituando alle prevaricazioni del bullismo fisico e verbale e che si sta normalizzando un fenomeno che normale non è. 

“Un gesto inutile e di immotivata gentilezza” è una storia nuova che ti provoca e ti fa pensare.
Un video-documento originale presentato qualche giorno fa a Bolzano e realizzato da un gruppo di adolescenti da una classe di un Liceo.
Una narrazione diversa che affronta il comportamento bullo da una prospettiva inusuale, quello di una comunità che ha fatto del bullismo un valore.

Scritta e realizzata dai ragazzi questa narrazione che usa la tecnica del “mockumentary”, un falso documentario, ha inteso mettere l’attenzione sulla realtà problematica del bullismo i cui comportamenti possono anche apparire positivi e, secondo la finzione del docu-film, la bulla un talento da scoprire.

Una lettura dunque paradossale quella fatta dai quindicenni che sotto la guida di un regista attento ed esperto come Federico Greco hanno denunciato un grave pericolo strisciante: considerare le prepotenze e le vessazioni come qualcosa di ormai costante e presente nella realtà che ci circonda che finisce per normalizzare il bullismo.
Più la società si abitua alle storie di quotidiana violenza e meno ne avverte la pericolosità.

È una realtà distopica, cioè negativa e falsa, dicono i ragazzi della seconda C quando mostrano che si fanno selezioni pubbliche per trovare una ragazza bulla da incoronare.
È un “non-luogo”, ovvero un spazio paradossale che ha acquisito una valenza positiva il posto dove si mettono in scena le varie parti, così come è “non-valore” l’entusiasmo di quella madre che  mostra la sua soddisfazione quando la propria figlia viene ufficialmente riconosciuta come bulla.
Ma tant’è! È quello che accade.

Una provocazione dunque, chiara e tonda.
Un apparente paradosso che però non va molto distante dalla realtà delle cose che stanno succedendo. Perché il bullismo di oggi sta diventando per tutti un modo di agire comune, troppo comune e abituale, al punto tale che è facile non vederlo e non sentirlo come un male da fronteggiare.

Lo dimostra la percezione che ne hanno i minori quando dicono che tutto sommato è un gioco divertente anche per le vittime e ancora di più lo evidenzia l’atteggiamento di anomala sorpresa degli adulti che alla fine, molto alla fine, si accorgono quanto la violenza delle parole e dei gesti si affolli dietro le loro spalle. 

Ed è a questi ultimi, ai grandi e a quelli che hanno doveri educativi, che credo debba essere maggiormente dedicato il docu-film dei ragazzi di Bolzano.

Giuseppe Maiolo
Università di Trento
www.officina-benessere.it



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