Un depuratore «per» il Garda
di Davide Boni

Gentilissimo Direttore, con la presente sono a condividere con Lei e con i suoi lettori la mia grande preoccupazione per la piega che ha ormai assunto il dibattito attorno al tema della depuratore “per il Garda” (non del depuratore “del Garda”!)...

 
Da ambientalista convinto e da consigliere comunale pro tempore (nel comune di Toscolano Maderno, Brescia) mi sento in dovere di intervenire, cercando sponde anche in territorio Bresciano/Mantovano/Trentino.

Vorrei lanciare un appello ai cittadin* ed alle realtà associative impegnate nella difesa delle acque che sono attive lungo il bacino del Fiume Chiese così come attorno al Lago di Garda (Sarca e Mincio compresi).

Le nostre comunità, pur tragicamente sprofondate in un presente che traccia già la storia del futuro che il pianeta si troverà a vivere nel prossimo decennio, non sembrano capaci o non hanno il coraggio di sollevare lo sguardo per diventare consapevoli di ciò che ci attende ed assumere provvedimenti conseguenti facendo sentire la propria voce.

Riepilogo sommariamente alcuni dei fatti che hanno riguardato le acque attorno al Garda negli ultimi sei mesi (in ordine cronologico):

– la sospensione per circa due settimane nel mese di luglio dell’erogazione di acqua da pubblico acquedotto in un comune gardesano a causa di una possibile contaminazione;

– l’emergenza Legionella e polmonite che ha interessato nell’autunno i territori della Bassa Bresciana attorno al Fiume Chiese, epidemia che rappresenta un unicum a livello mondiale e che parrebbe connessa alla scarsità d’acqua presente nel fiume Chiese, da cui si attinge acqua a fini idroelettrici, industriale ed agricolo;

- la disastrosa diminuzione dello spessore del ghiacciaio del Mandrone che sembra aver perso due metri di spessore nella sola scorsa estate ( si stima che entro fine secolo l’80% dei ghiacciai delle Alpi sarà scomparso);                                                                       

– gli sversamenti di acque luride nel Sarca poi confluite nel Garda;

- un referendum consultivo sulla gestione dell’acqua in Provincia di Brescia ed il contestuale avvio dell’iter autorizzativo per numerose opere che servono per far fronte alle infinite infrazioni comunitarie che “vanta” la provincia di Brescia in tema di inquinamento delle acque, interventi che i cittadini si troveranno a pagare con aumenti in bolletta;

- l’attivazione del canale scolmatore dell’Adige per evitare che Verona ed il Polesine venissero sommersi durante la disastrosa tempesta Vaia;

- uno degli inverni più asciutti di cui si abbia memoria;

– la discussione che sta avvenendo in queste ore circa il passaggio della competenza della gestione delle concessioni idroelettriche alle Regioni;

Solo a me sembra che tutte queste questioni ( le acque) siano la stessa questione (l’acqua)?

Solo a me sembra che il dibattito attorno ad un’opera pubblica che prevede un ammortamento almeno trentennale da quando entrerà in esercizio riguardi tanto il tema della localizzazione del sito di depurazione quanto il tragico scioglimento dei ghiacciai che l’inquinamento di tutte le acque attorno al Garda (Adige, Chiese, Mincio)?

L’ incapacità di “unire i puntini” ha lasciato spazio all’affermarsi di approcci tanto parziali quanto inconcludenti: da un lato il tentativo di forzare la risoluzione dei problemi attraverso scelte che sono vissute come imposizioni dall’alto dai singoli territori.

Dall’altro una risposta localistica tesa a fomentare la rivalità tra presunte piccole patrie che ha afflitto soprattutto il tema del ramo bresciano dell’opera di collettazione delle acque.

Ma come non capire che un empasse nel bresciano significa un empasse per il progetto tutto?

Se mi si consente una battuta, che ci fossero tensioni geopolitiche per il controllo dell’acqua tra Turchia e Siria o tra Palestina ed Israele lo sapevo, ma che lo stesso destino fosse riservato ai rapporti tra Media Valle del Chiese ed Alto Garda Bresciano mi pare una cosa al contempo tragica e ridicola!

Parlare del Garda non significa parlare delle sue coste, ma del significato che hanno circa 50km cubici di acqua pulita nel cuore inquinato del bacino padano, alimentati dal più esteso bacino glaciale che c’è in territorio italiano.

Nel 2013, nel corso del dibattito che ha condotto all’approvazione della sciagurata riforma Delrio che ha abolito-senza-abolire le Province, la Società Geografica Italiana presentò una propria proposta: riaggregare le 20 Regioni e le 110 Province attorno a 36 Dipartimenti, costituiti sulla base dei legami ambientali ed economici fra territori contigui; per le nostre zone era prevista la creazione di un Dipartimento che accorpasse Province di Brescia, Verona e Mantova.

Il Garda al centro geografico anziché periferia di diecimila regni!

Questa è la scala del nostro problema. Dà forse fastidio immaginarsi questo distretto chiamandolo dipartimento del Garda? Lo si chiami allora dipartimento delle acque tra l’Adamello ed il Po, ma questa è la scala del tema.
Non certo se un eventuale depuratore vada messo a Toscolano Maderno o a Muscoline!

Lancio dunque un appello ai cittadin* ed alle realtà associative impegnate nella difesa delle acque che formano il bacino del Fiume Chiese così come attorno al Lago di Garda ( Sarca e Mincio compresi) ed Adige:

PROPOSTA ZERO: proporre una moratoria di 6 mesi nel percorso burocratico di avanzamento delle pratiche relative al depuratore per dare modo di “organizzare il coraggio” ai territori;
   
PROPOSTA NUMERO 1: durante questo periodo di moratoria, sul modello delle “certificazioni/ garanzie partecipate” attivare un percorso teso a far conoscere contestualmente alla cittadinanza le problematiche del Fiume Chiese così come quelle del sistema Sarca – Garda - Mincio allo scopo di far conoscere le criticità oggi esistenti nei vari dei comprensori (partendo dall’Adamello ed arrivando fino al Po’).

Tale percorso deve contemplare la possibilità di visitare i depuratori di Peschiera dG e/o di Palazzolo/Rovato per vedere di persona le infrastrutture che sono parzialmente oggetto del contendere.

Per parlare di acqua gli interessati devono prima avere la possibilità di bagnare le mani nel Lago d’Idro soffocato dall’assenza di acqua,vedere il Basso Chiese in asciutta 7mesi l’anno mentre girano le turbine del microidroelettrico ed ai campi arriva il 10% dell’acqua che viene sparata dagli irrigatori, osservare gli scolmatori del Garda che vomitano liquami nel Lago durante i temporali, l’inquinamento dei Laghi di Mantova e del suo Polo Chimico, respirare l'odore della parte della Provincia di Brescia in cui stanno la maggior parte del milione e quattrocentomila maiali censiti che spesso non è collegata alle fogne, ascoltare le frane al Passo Brizio ed al Passo Lobbia, parlare con gli abitanti della parte di Provincia di Verona che si salva dalle piene dell’Adige grazie al canale scolmatore del Garda e con quelli della parte dove il 60% degli abitanti ha subito la contaminazione degli acidi perfluoroacrilici; interrogare il Mella che cambia colore; camminare lungo l’Oglio e le torbiere del Lago d’Iseo; la Caffaro, le diossine delle anguille del Lago e la paura di bere dalle fontane al PCB...

La difesa dell’acqua dev’essere un obbiettivo che si persegue letteralmente “da cima a fondo” altrimenti la tentazione di scaricare su chi sta a valle le disattenzioni di chi sta a monte diventa irresistibile ed il senso di reciproca responsabilità per la salvaguardia di ciò di cui ognuno é custode evapora rapido.

Nelle prossime settimane cercherò di redigere un documento che cerchi di chiarire nel dettaglio i temi sopra accennati e di verificare l’eventuale sostegno alle proposte sopra citate da parte delle realtà più varie: dal Mountain wilderness alle associazioni dei Pescatori, dai Comitati spontanei al CAI, da Legambiente agli amici della Terra.

Ho imparato che il problema degli altri è uguale al mio. Sortirne tutti insieme è politica. Sortirne da soli è avarizia.

Davide Boni, consigliere Comunale di Toscolano Maderno (Brescia)


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