Bisogna fare in fretta
di val.

“La gatta frettolosa ha fatto i gattini ciechi” recita un noto proverbio. Speriamo non succeda altrettanto col nuovo progetto di depurazione del Garda?


Un mese di tempo per fare le scelte fondamentali, ovvero stabilire dove verranno trattati i reflui dell’impluvio bresciano del Garda nel prossimo futuro.

Si tratta di mandare in pensione il tratto sublacuale fra Toscolano e Torri del Benaco che trasporta gli scarichi dalla sponda bresciana a quella veronese. Il tubo subacqueo sarebbe affetto da microfratture e minaccerebbe di rompersi causando un disastro ambientale senza precedenti nel maggior lago italiano.

Se non verranno rispettati questi tempi, a quanto pare, i 60 milioni di euro già stanziati dal Cipe per la depurazione del Garda rimarranno nelle casse ministeriali.

Insomma: le grandi opere vengono bloccate ovunque per fare le doverose analisi costi-benefici, qui invece no: bisogna fare presto e le decisioni devono essere prese entro un mese, cioè la fine di febbraio.

Se ne occuperà un tavolo tecnico e politico aperto in Broletto, che dovrà fare sintesi fra le esigenze dei Comuni rivieraschi del Garda e quelli del bacino del fiume Chiese, da Muscoline/Gavardo in giù, fino a Montichiari ed oltre.

L’ipotesi più accreditata, al momento, sarebbe quella di potenziare due depuratori: uno che dovrebbe sorgere fra Muscoline e Gavardo per trattare i reflui dell’Alto Garda dopo averli pompati per tutta la Valtenesi; l’altro quello di Montichiari, riversando poi le acque depurate nel Chiese o nel Naviglio.

Perché questa scelta? Fra i fattori determinanti ci sarebbe il fatto che a Muscoline/Gavardo e Montichiari ad occuparsi dei depuratori sarebbe A2A, con capacità di indebitamento per investimenti assai superiore rispetto ad Acque Bresciane, che è al 100% pubblica.

Staremo a vedere.

190203peschiera.jpg