Dalla parte del cane 1
di Rhapsody

Simile a un batuffolo di cotone imbevuto nell’inchiostro nero, avevo circa 40 giorni, non ricordo molto di quel giorno ma l’immagine del muso triste di mia madre non la scorderò mai...


 Mi stavano portando via da lei, ero l’ultimo dei miei fratelli e a lei non rimaneva più nessuno, è rimasta sola come una cagna quando me ne sono andato l’ultimo giorno.
Quaranta giorni, troppo presto per un cucciolo ancora attaccato alla madre. Mi hanno messo in una macchina tra le braccia di un bambino che piangeva proprio come me, era triste ma nel vedermi gli si è illuminato lo sguardo, in quel momento ho capito che saremmo diventati amici.

Mi hanno portato in una casa gigantesca, per tutto il tempo sono stato in braccio al bambino che a tratti mi stringeva troppo la pancia e rischiavo seriamente di fargliela addosso, non sarebbe stato carino da parte mia.
Fortunatamente una donna mi ha preso delicatamente con le sue grandi mani e ha cominciato ad accarezzarmi, mi sembrava mia madre.
Aveva un profumo che sapeva di amore così ho cominciato a leccarle il viso nel tentativo di portami via quel suo meraviglioso profumo. Se questa era la mia nuova famiglia, beh la adoravo di già, non avrei chiesto niente di più.

Quello stesso giorno, mentre mangiavo le crocchette miste al latte e il sole stava calando, un uomo si è presentato davanti alla porta di casa. La donna gli è subito andata incontro per abbracciarlo e poi girandosi verso di me ha cominciato a sorridere.
Mentre la donna parlava con il sorriso stampato sul volto, l’uomo continuava a fissarmi con uno sguardo gelido che mi ha fatto venire il mal di pancia.

Poco dopo ha cominciato ad urlare e a indicarmi con un dito minaccioso.
Cosa stava succedendo? Era arrabbiato con me? Oh no stava urlando contro quella donna così dolce, era arrabbiato anche con lei, forse per causa mia. Ma cos’ho fatto?

I due hanno cominciato a discutere in modo violento finché il bambino non è sceso dalle scale per venire da me, forse per proteggermi visto che mi ha preso in braccio tutto preoccupato, come se stesse per accadere qualcosa di orribile. Stavo cominciando a capire cosa stava per succedere, l’uomo non mi voleva e avrebbe fatto di tutto per mandarmi via.

Ho passato la notte in uno stanzino buio che puzzava di vecchio e di metallo, non riuscivo a prendere sonno e avevo paura. Allontanarmi da mia madre non era stata una buona idea, anche se sapevo che non era colpa mia mi sentivo come se avessi fatto qualcosa di sbagliato che però non riuscivo a spiegarmi.
Come può essere così arrabbiata una persona senza motivo? Non è razionale o forse ero io a non capire quella rabbia. Forse in fondo non era davvero colpa mia, forse aveva avuto una brutta giornata e la rabbia gli era uscita spontanea.

Il giorno dopo la donna ha riaperto lo stanzino, i suoi occhi luminosi mi infondevano speranza, si vedeva chiaramente dallo sguardo che il bambino era suo figlio e per un attimo ho creduto che sarebbe andato tutto bene. Mi ha portato in cucina dove c’era l’uomo, aveva il viso rosso di rabbia ma nel vedermi è rimasto impassibile, non ha detto niente come se avesse finito tutte le parole da dire.
Un silenzio assordante durato per giorni. Giorni comunque migliori di quella sera in cui è arrivato l’uomo.

(continua)


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