L'ultimo bambino uscito da Auschwitz
di Pietro Lorenzo Pelizzari

Oleg Mandic, ebreo ungherese, è stato l’ultimo ad uscire dal più grande campo di sterminio mai esistito all’età di soli 13 anni



Quest’intervista è stata presentata a noi studenti dalla professoressa Simona Baccolo che ha avuto la possibilità di parlare direttamente con Oleg Mandic.
Ogni volta che si avvicina la Giornata della Memoria io non posso fare a meno di ripensare a queste parole.
 
Cosa si ricorda di Auschwitz?

Mi ricordo ancora l’odore dolciastro dei corpi gettati in una buca visti all’età di 12 anni. “Quando hai dodici anni sei più curioso di quello che dovresti essere”.
Io non ho mai visto un uccello posarsi sul suolo del campo di sterminio dovuto all’area piena di fumo e della mancata presenza di erba. Mi sono ricordato di questo dettaglio solo dopo esserci ritornato.

Cosa fece dopo che vide la scritta“Arbeit macht frei” posta sul cancello dietro di lei?


Tornai in quel campo altre sei volte per ricaricare le batterie: altri vanno dallo psichiatra...io invece andavo al campo di concentramento.
5-6 anni fa sono partito da Berlino in auto con mia moglie, ma arrivato in hotel lei non si è più sentita di andarci.
Ero ugualmente felice: il sole era tramontato, il campo era chiuso ai turisti, ma io possedevo un pass particolare. Sono uscito solo un’ora dopo e quella esperienza è stata una delle cose più belle della mia vita.

Hai mai conosciuto amici o...Mengele?

Incontrai entrambi per lo stesso motivo.
Un giorno ebbi la febbre, superava i 38 gradi e fui sistemato in un reparto clinico dove conobbi Mengele.
In quel reparto con lui vi erano anche alcune coppie di ragazzi gemelli, essi entrarono 2 alla volta nello studio di Mengele, ma non uscirono mai.

Ai tempi non conoscevo il cosiddetto “Dottor Morte” anzi lo reputavo un signore giovane, distinto e beneducato.
Un giorno la febbre si alzò ad un livello pericoloso e fui trasferito in un reparto in quarantena e nella stessa stanza c’era un altro ragazzo che continuava a tremare. Facemmo immediatamente amicizia: gli parlavo del blu del mare e lui invece del giallo del grano, finché un giorno egli non tremò più.

Sapevate quello che succedeva?

Sapevamo che ognuno sapeva, ma non ne parlavamo.
L’aria era impregnata di odore di carne bruciata.

Le testimonianze che abbiamo grazie a questi personaggi che hanno vissuto direttamente quell’orrore ci portano a riflettere su quello che è successo e ciò che succede ancora.
Memorie che ci devono aiutare a non commettere gli stessi errori.

Pietro Lorenzo Pelizzari 1ªA amministrazione finanza e marketing

.in foto: Oleg Mandic internato all'età di 11 anni.


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