Vent'anni senza Fabrizio De André
di Alessandra Pappaterra

Oggi, 11 gennaio 2019, sono trascorsi esattamente venti lunghi anni da quando Fabrizio De Andrè è scomparso


Vent'anni. Troppi, se passiamo mentalmente in rassegna eventi storici, politici, fenomeni sociali in continuo divenire, o in quieta stasi, accaduti dal 1999 fino ad ora.

Nei momenti di vuoto ideologico (ma non ricordo periodi più rigogliosi, se non la leggendaria e mitologica età dell’oro) ci si è spesso domandati quante risposte avrebbe potuto regalarci un intellettuale quale De André è stato.
Anacronistico, incompreso, profondamente riflessivo, eccessivamente politicizzato, esaltatore del dubbio a discapito di qualsiasi integralista pretesa di verità.

Da studiosa dell’artista non ho alcuna intenzione di commemorarlo: chi ha avuto la fortuna di inciampare nel suo percorso artistico-umano e morale, ben sa che non esistono date, coincidenze, ricorrenze lieti o funeste, necessarie per continuare a “versare fiumi di inchiostro”, spesso vuoti e ridondanti, per vanagloria o dovere (probabilmente anche questo mio breve scritto potrebbe rientrare nell’ultima categoria!). 

La sua voce, i suoi discorsi, le sue carte private, oggi custodite presso l’Ateneo senese, sono i luoghi e i momenti per continuare ad incontrarlo, con la felice certezza di averlo inserito in un anfratto del nostro cammino.

Chi è stato Fabrizio De André?
Quasi per obbligo morale troppi lo etichettano come “poeta”.
Oggi, ma non solo, mi piacerebbe riportare una sua definizione, che ho avuto modo di leggere, accarezzando le carte del fondo archivistico Fabrizio De André, custodito presso la Biblioteca di Lettere e filosofia dell’Università degli Studi di Siena. 

Su una copia di “Teorema” di Pasolini, appartenutagli, ha appuntato un’intimistica definizione per etichettarsi, concisa, essenziale come tutti i versi che ha avuto modo di regalarci.

L’appunto estemporaneo, riportato sul volume è il seguente:
“Fabrizio,
cantastorie di sé stesso e dei suoi molti tormentati fratelli”.

Alessandra Pappaterra

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