Due bambine, un prete e una nonnina
di John Comini

Sabato, festa dell’Immacolata, è stato un giorno denso di avvenimenti. Ho partecipato al battesimo di due belle bambine, Mary Jo e Luna.


Tutt’e due sono state buonissime e non hanno mai pianto…Mary Jo è la splendida figlia di mia nipote Marcella Avanzi e del simpatico Cristian Bonomini (peccato non sia juventino…). C’erano anche mio nipote Matteo e la dolce Fon con Leone Sky, bello come il cielo. Nonno Luigi era visibilmente commosso. Chissà come sarà stata contenta nonna Giovanna in cielo! Monsignor Italo ha celebrato il rito, accompagnato da simpatici chierichetti multicolori e da un coro coinvolgente.

Tornando a casa, ho saputo che è tornato alla casa del Padre il missionario comboniano Padre Gianpietro Baresi, che ha dedicato la propria vita per la dignità dei poveri e degli ultimi. La sua famiglia era composta da 13 figli, il più “piccolo” è Emilio (che ringrazio per la foto).  Anche i fratelli don Innocente e Margherita avevano scelto la strada religiosa. Ricordo una sua omelia: “Il Vangelo di oggi è chiaro, se vogliamo capirlo comportiamoci con coerenza, altrimenti è inutile…” È stata la predica più breve e più coinvolgente che abbia mai sentito.

A padre Baresi vorrei dedicare alcune parole di don Tonino Bello sulla Madonna:
“Maria donna che vive una vita comune, creatura straordinaria innamorata di normalità, che prima di essere incoronata regina del cielo, hai ingoiato la polvere della nostra povera terra.
Donna di parte, mai indifferente di fronte alle ingiustizie, mai neutrale.
Donna di frontiera, ai piedi della croce, bagnata di lacrime.
Donna coraggiosa, simbolo delle madri coraggio.
Donna in cammino, che ha nel cuore l’impazienza di Dio.
Donna obbediente, che per salvare la vita del Figlio ha eluso gli ordini dei tiranni obbedendo a Dio piuttosto che agli uomini.
Donna del popolo, donna vera, che ha riassunto i misteri dolorosi delle donne denutrite o sfruttate o violentate, nelle favelas dell’America Latina o tra i grattacieli di New York.
Donna mamma…Perché il nome di ogni bambino è scritto per sempre nel cuore di Maria.”

E sempre ieri ho saputo che è salita in Paradiso Caterina Zanola, nonna della mia grande amica Sara Ragnoli, di Castello di Serle. Ho saputo che le piaceva tanto la pastasciutta, avrebbe mangiato solo quella (una caratteristica che ci accomuna!). Ha avuto tanti malanni, ma si è sempre ripresa, era una guerriera che non si faceva domande. Dava per scontato che tenere duro fosse la cosa da fare, sempre. Aveva una fede d’altri tempi, in un divino che interveniva direttamente nella vita. Era esattamente dove voleva essere, e con chi voleva essere. E con commozione riscrivo quello che tempo fa le aveva dedicato sua nipote Sara…

“Questa è la storia di una nonna, che prima di essere nonna è stata una grande mamma. Un’infanzia difficile quella della mia nonna, che è rimasta senza mamma quando aveva solo un anno.

Ha camminato per lunghi e tortuosi sentieri nella frazione di un paese un po’ sperduto tra le colline e la montagna, a piedi nudi o con semplici “sopelì” arrabattati in casa, in qualche maniera. Da bambina ha portato le mucche al pascolo, ha lavato i panni in riva ad una sorgente d’acqua, la mia nonna come tante donne di allora ha lavato i vestiti con la “lìsia” e la cenere, impensabile per noi donne ultra moderne.

La mia nonna che si accontentava di una fetta di polenta ed un pezzo di formaggio e solo quando aveva un po’ di mal di pancia le veniva concesso un goccino di caffè caldo.  A 8-9 anni in una giornata che doveva essere di festa, ricevette un vestito finalmente nuovo, fatto apposta per lei, che gioia e che luce che si legge ancora oggi nei suoi occhi quando mi descrive quel vestitino blu con i fiorellini rossi. Una giornata che purtroppo finì con una tristezza infinita, tutto per colpa di un terribile schiaffo ricevuto dalla maestra, che la costrinse a tornare a casa a cambiarsi, perché?  Perché era l’epoca fascista e quel vestitino con i fiorellini rossi, fu considerato un affronto dalla maestra. Di quale colpa si era macchiata una bambina per meritare un gesto così sprezzante? Un’adolescenza ancora più difficile dopo la morte del padre…lacrime amare piante nell’angolo di un camino, in un sordo silenzio e nella più nera solitudine, con quell’incapacità di ribellarsi alle ingiustizie subite.
L’incontro con il nonno, un uomo forte, dal carattere difficile, ma tanto onesto e volenteroso. La nonna dice spesso al nonno: “T’ho spusat per la to oia de laurà e perché go ést che ta séret a post”.

Con il matrimonio, trova un marito, ma anche una mamma, la chiamerà mamma fino al giorno della sua scomparsa. Anni passati ad accudirla con amore e particolare dedizione, quasi con una devozione religiosa.
Anni di cambiamento sociale, ma anche anni fatti di valori sani che restano radicati con fermezza nella famiglia. La mia nonna ha un grande dolore che porta ancora oggi nel cuore, dopo gravi complicazioni durante il parto il primo figlio (quel figlio maschio tanto desiderato) nasce morto, non glielo faranno nemmeno vedere. Il nonno, che ha rischiato di perdere anche la moglie, è arrabbiato con la vita e forse anche con Dio, non vuole assolutamente più avere figli, ma dopo due anni ecco l’arrivo della mia mamma (luce della mia nonna…)

La mia nonna che è stata sottoposta a dure prove, deve sopportare anche due tumori maligni a distanza di quindici anni l’uno dall’altro, operazioni d’urgenza, chemioterapia, pastiglie su pastiglie, torture su un corpicino di 40 Kg, eppure è lei che faceva coraggio a chi la andava a trovare… Una vita, quella della mia nonna, dedicata alla famiglia, al lavoro in casa, all’amore per gli animali e per fiori del giardino, sempre attenta, sempre presente. La mia nonna che nonostante la lavatrice ha insistito a volere lavare sempre tutto a mano, perché diceva: “I sé le tò robe bele le sa rùina mia!”

La mia nonna che non stava mai ferma, dentro e fuori sopra e sotto, “ballava” tutto il giorno nelle stanze del suo piccolo grande regno. La mia nonna che si impegnava per tutti.

La mia nonna che rivedo in una vecchia foto in bianco e nero, una ragazza meravigliosa con due grandi occhi neri e i capelli nerissimi raccolti con semplicità, un sorriso appena accennato, un viso stupendo persino troppo strano per un’epoca in cui prevalevano tratti somatici più rudi e grezzi. Oggi, la bellezza della mia nonna è disegnata tutta sulle sue rughe. La sua bontà è custodita nel suo grande cuore…”

Adesso nonna Caterina avrà raggiunto in cielo il suo amore, Battista. Per lui Sara aveva scritto queste stupende parole:
“Il sole è calato verso sera, ma non è passata la notte tra il tramonto e il nuovo mattino.
Ti ha abbagliato quella luce che non avevi mai visto? Ora hai, forse, una nuova casa, tra boschi di un verde che non si può dire, e con la tua infinita laboriosità, pazienza e poche parole, prepari per noi, che tutto sia a posto. Come sempre.”
Ora i nonni saranno felici di proteggere la bella Cloe, la bambina dei miei amici Sara e Luca Lombardi.

Ci sentiamo la settimana prossima, a Dio piacendo

maestro John

Nelle foto:
1)Il parroco con i genitori ed i padrini (Matteo tiene in braccio Mary Jo)
2)Papà Cristian felice con la bambina
3)Padre Baresi
4)Sara con la “sua” nonnina





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