Banda ultralarga, la Valle Sabbia fa scuola
di Redazione

Ieri in Cattolica a Brescia un convegno per fare il punto sulla diffusione della banda larga nel Bresciano e gli effetti sul tessuto economico e sulla vita quotidiana dei cittadini. L’esempio virtuoso valsabbino


La diffusione della banda ultralarga nel Bresciano, connessione veloce oltre i 30 megabyte per secondo in download ( ma ormai si parla già di 100 mbps se non addirittura di 1giga per secondo), risulta ancora piuttosto segmentata, con notevoli differenze tra grandi e piccoli Comuni, nonché tra le diverse zone geografiche.

Dopo il Piano nazionale banda larga del 2009
, il Ministero per lo Sviluppo economico ha lanciato nel 2015 quello dedicato all'ultralarga, al fine di avvicinare l'Italia agli altri Paesi europei e ridurre il gap digitale con essi.

Saranno 154 i Comuni bresciani coperti da Infratel Italia nel 2020: in 22 i cantieri sono avviati (14 con Fo, 8 con Fwa, Fixed wireless access), 53 si aggiungeranno nel 2019, 79 l'anno dopo. Infratel è una società in-house del ministero dello Sviluppo economico nata nel 2004 per raggiungere le cosiddette aree bianche, ritenute non appetibili per gli operatori privati dove occorre un intervento pubblico o comunque un finanziamento pubblico.

Nel resto dei 205 comuni bresciani
agiranno i privati, come nel capoluogo dove tutto è nelle mani di A2A. La situazione nel bresciano, anche se frammentata, è comunque a buon punto, e vi sono zone che, anticipando i tempi, sono già ben coperte.

Una di queste è proprio la Valle Sabbia, che ha già al suo attivo quello che è stato definito un modello unico, il Bul Valsabbia, la rete di banda ultralarga della valle, terminata tre anni fa con 2,8 milioni di risorse pubbliche e 1,9 di un privato, Intred spa.

Il punto della situazione è stato fatto ieri in Università Cattolica a Brescia, dove il caso valsabbino è stato portato ad esempio, con una ricerca realizzata dall’Università sulle reali conseguenze del Bul valsabbino nel tessuto economico e nella vita della gente, curata dai docenti Elena Marta e Alberto Albertini dell'Osservatorio per il territorio con gli studenti Monica De Luca, Federico Maffezzoni, Giulia Panizza.

Se Flocchini ha evidenziato ieri il coraggio e la lungimiranza degli amministratori «che ancora stanno investendo sui servizi potenziali», gli abitanti hanno decretato nelle loro risposte ai questionari il successo dell'interconnessione veloce e l'efficacia del sistema impostato.

Lo sviluppo economico ne ha risentito positivamente per il 78 per cento degli intervistati, circa 500, ma altre ricadute sono state evidenziate: la riduzione dell'isolamento, i benefici nel lavoro e l'opportunità per inedite avventure lavorative in particolare per i giovani, un supporto alla cooperazione sociale e alla creazione di eventi. In generale è aumentato il senso di comunità ma non si è ridotta abbastanza l'emigrazione e, per i valsabbini, non è migliorata granché per questo la voglia di dare un contributo alla vita politica.

Intred raggiunge ora 3 mila utenti residenziali (21%) e ha messo in connessione fra loro 196 sedi pubbliche (municipi, scuole, biblioteche…). Ma non finisce qui. «Con il progetto Teseo sono stati razionalizzati i data center di tutti i Comuni valsabbini, oltre a fornire un software gestionale uguale per tutti, che ora si trovano in un solo luogo fisico, nella sede della Comunità montana a Nozza di Vestone - ha spiegato Marco Baccaglioni di Secoval -. Questa centralizzazione dei database è stata avviata anche a Bedizzole, Rezzato, Mazzano, Nuvolento e Nuvolera».
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