Di contraddizione in contraddizione
di Leretico

Quando scrivo: “il rosso non rosso” cosa appare? Appare la contraddizione. Se dicessi che non appare nulla, negherei che “il rosso non rosso” sia stato scritto. Eppure, è lì da vedere, l’ho appunto scritto. Così anche in politica...



Che la contraddizione appaia non significa che il rosso sia il non-rosso (impossibile), ma che “contraddizione” significa qualcosa, ossia appare il suo significare l’impossibile.

In insiemistica esiste l’insieme vuoto, esso appunto esiste ma non contiene nulla. Tuttavia, esso non è un nulla perché non contiene nulla, e dunque appare quando scrivo “insieme vuoto”.

Scrivendo “insieme vuoto”,
non sto dicendo che il contenuto di tale insieme sia qualcosa.
Esiste anche il significato “zero” che ha la stessa struttura di “insieme vuoto”, oppure esiste il significato “nulla”.

Pensate se le contraddizioni non apparissero, come potrebbero gli investigatori capire chi gli sta mentendo durante gli interrogatori?
Se le contraddizioni non apparissero certi politici non farebbero le figuracce che fanno: è apparso che il nostro primo Ministro ha confuso in un discorso il 25 aprile 1945 con l’8 settembre 1943, e tale contraddizione è apparsa proprio perché il 25 aprile non è l’8 settembre, come il rosso non è il non-rosso.

È noto che la forza di un governo si misura sulla sua capacità di resistere, nonostante le contraddizioni che lo attraversano e che appaiono quando esso opera o quando prende posizione rispetto al mondo che lo circonda.

Il Governo oggi in carica in Italia ha un colore che non mi ispira molta fiducia.
È di un giallo-verde che mi ricorda quando da bambino mia nonna mi mandava a prendere le uova nel pollaio, e cercavo di scansare le produzioni deiettive di quegli animali ovulatori seriali che lo popolavano e che sì, producevano le desiate ovalità, ma producevano anche ben altro, e questo altro connotato da un gialloverde non molto simpatico per me, né per le mie calzature di allora.

Così per noi “governati”, ossia sudditi, è tutto uno scansare deiezioni di varia forma.
Più eclatanti, per le dimensioni, quelle in forma verbale. E ce ne sarebbero da raccontare per non lasciare da solo Medardo, il vis-Conte dimezzato che ci guida come Primo Ministro, che confonde l’Armistizio con la fine della Seconda guerra mondiale.

Poverino, diviso in due metà come l’eroe di Calvino, spesso non sa che pesci pigliare.
Lo hanno relegato a mediatore di gazzarre lombardo-avellinesi e lo mandano in giro per il mondo a far promesse, non fossero bastate quelle preelettorali, che puntualmente non può mantenere.

Politicamente è come una sogliola, si muove solo quando cerchi di calpestarla.
Tuttavia, come non comprenderlo? Il prestigio del ruolo e il potere che ne proviene, gli interessano di più che incidere positivamente sui destini italici. Quindi della dignità politica non sa proprio che farsene.

Se volessimo continuare nella saga delle contraddizioni, non dovremmo dimenticare che l’Ilva di Taranto avrebbe dovuto trasformarsi in parco acquatico, che il gasdotto Tap, sponsorizzato dagli americani, da sempre osteggiato e vituperato dai 5S come fluido del diavolo e che mai avrebbe dovuto toccare il sacro suolo italico, comunque arriverà sulle coste pugliesi, condito da arrabbiature bibliche che ormai importano a pochi.

Perché poi non aggiungere la recente approvazione dell’indecentissimo condono edilizio a Ischia?
Un condono mascherato che ha fatto arrabbiare De Falco (5S) più di quanto si fosse arrabbiato a suo tempo con il comandante Schettino, in fuga dalla naufragante Costa Concordia molto prima dei suoi passeggeri.

E altro ancora potremmo aggiungere, molto altro, che chiamare contraddizione, a questo punto, suona quasi come un complimento.

Insomma, di contraddizione si può ferire, ma, parafrasando alla meglio il famoso detto popolare, si potrebbe anche perire.
Le “manine” colpevoli potrebbero sferrare il colpo finale e sancire il recesso tombale dal “contratto di governo” tra lega e 5S.
E ci siamo davvero nauseati di questo “contratto”. “Questo non c’è nel contratto”, oppure “Questo c’è nel contratto”! Sembra una lite condominiale continua.
Ad ogni piè sospinto ci viene sbattuto in faccia il “contratto di governo” come risposta inappellabile alle nostre critiche.

Intanto si vedono i primi effetti delle intelligentissime manovre della “incompetenza fantasiosa al potere”: spread in rialzo, con aggravio dei costi di interesse per il paese, disoccupazione in aumento dopo l’approvazione del “Decreto dignità”, ponte Morandi e Genova in ginocchio nonostante i “selfie” al funerale delle vittime e le promesse di ricostruzione in sei mesi.

Quando finirà la propaganda? Probabilmente mai, essa è un mezzo per gestire il potere e soprattutto per mantenerlo.
Tutto rimandato, quindi, a dopo le elezioni europee del prossimo maggio 2019, in cui i penta-legati (o meglio i lega-stellati) promettono sfracelli.
Attila sarà considerato un bambino che giocava all’asilo in confronto a quanto si aspettano i penta-legati-stellati, e potrebbe anche andare come loro si aspettano.

In quel momento tutto potrebbe cambiare davvero
.
Non dimentichiamoci che è in arrivo un periodo di recessione economica che inasprirà i toni e i temi delle elezioni europee. Potrebbe accadere che la Lega risulti vincente e abbia poi la possibilità di andare a nuove elezioni interne e quindi costituire un nuovo governo di centro destra con i rimasugli di Forza Italia e di Fratelli d’Italia.

Oppure potrebbe accadere che la vittoria dei 5S sia ancora più eclatante di quella del 4 marzo scorso.
D’altronde, se è vero (ed è vero purtroppo) che più ti mostri al balcone del potere con il pugno alzato più i sondaggi ti danno vincente, se è vero che se mostri il pugno alzato in Parlamento il popolo si scalda e ti premia maggiormente, allora è altrettanto vero che il potere, in questo momento storico, dicendo tutto e il contrario di tutto, non incorre in nessun danno.

Non serve più nascondere le proprie crasse contraddizioni, al contrario: il metterle in mostra diventa motivo di vittoria elettorale.
Suggerirei al Medardo nazionale, sull’onda di questa tristissima consapevolezza, Medardo che ci guida con impalpabile presenza, di supportare l’onda che ci sta sommergendo con una campagna per la semplificazione totale dei programmi scolastici: troppo impegnativi al momento, troppo alta l’asticella per gli studenti, troppo poco lo scempio delle menti dei giovani coltivato finora.

L’ignoranza e l’incompetenza non sono ancora pienamente accettate come mezzo imprescindibile della mobilità sociale verso l’alto; bisogna che lo diventino in modo assoluto.
Occorre proprio un colpo mortale all’Istruzione, perché si adegui alla corrente di insipienza integrale che sta “spopolando” di questi tempi. Il successo ormai passa da lì.

Tempi magri, purtroppo, magrissimi.
E adesso meditate: ogni volta che gli ignoranti si mettono in cattedra, la contraddizione, come la gramigna, infesta ed avvelena tutti i campi del vivere in comunità e prima di tutti la cultura, l’acqua in cui nuotiamo senza accorgerci, l’aria che respiriamo senza mai curarcene seriamente.
La vigna si riempie di erbacce e non produce più il buon vino a cui eravamo avvezzi, solo acqua sporca.

Quando l’ignoranza è al potere è ancora peggio: l’arroganza e la prepotenza diventano lecite e anche la democrazia diventa oggetto in discussione.
Da qui alla cancellazione dei diritti costituzionali il passo è molto breve.

Leretico
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