Il genio ingegneristico di Angelo Omodeo
di Valerio Corradi

La geniale figura dell’Ing. Angelo Omodeo e la sua attività tra Garda e Valle Sabbia


Angelo Omodeo (Mortara 20 febbraio 1876 - Polpenazze d/G 3 giugno 1941) è una figura che forse, oggi, nei territori tra Valtenesi e Valle Sabbia, ai più non dice molto o è addirittura sconosciuta. Il suo nome ci viene ricordato, quasi di sfuggita, da alcune vie a lui intitolate. In realtà si tratta di uno dei personaggi chiave che contribuirono a sviluppare, nella prima metà del ‘900, alcuni dei più ambiziosi progetti di ingegneria idraulica realizzati in Italia (e non solo), tanto da essere tra i protagonisti della elettrificazione intensiva del nostro Paese. Anche per questo, in anni recenti, la sua opera è stata ricordata nella sua terra d’origine (Pavia) con convegni e pubblicazioni.

Tra i molti suoi lavori in Italia si ricordano, in particolare, nel periodo 1919-1924, lo studio e la realizzazione del complesso di dighe della Sardegna centrale che diedero vita a quello che al tempo era il bacino artificiale più grande d’Europa e con lo sbarramento murario più alto al mondo, che porta ancora oggi il suo nome (Lago Omodeo).

Nel territorio valsabbino Omodeo operò con una certa frequenza nella seconda metà degli anni ’20 del ‘900 quando fu incaricato dalla Società Lago d’Idro di studiare la fattibilità della realizzazione di uno sbarramento sull’Eridio allo scopo di sfruttarne il potenziale idroelettrico. Su tale studio si basò il progetto finale poi reso esecutivo dall’Ing. Claudio Marcello, su genero e futuro direttore di Edison.

All’estero Omodeo viene ricordato per il suo impegno nel periodo 1931-1937 in Unione Sovietica dove affrontò alcuni rilevanti problemi idrici sul Volga e sul Kama. Inoltre, fu un punto di riferimento per il progetto e la costruzione dell’impianto idroelettrico di Tepuxtepec in Messico e progettista di sistemi idroelettrici nell’India meridionale e in alcune zone dell’America del Sud. Nel 1934 l’Ing. Omodeo venne incaricato dalla Società delle nazioni (che sarebbe diventata ONU) di effettuare in Cina uno studio per la regimentazione delle acque del fiume Giallo. Anche per questa sua attività fu definito dai giornalisti del tempo “il mago delle acque”.

Nell’ultimo periodo della sua vita, alla fine degli anni ’30,  si ritirò nella sua tenuta agricola situata in località Posteghe, al confine tra i comuni di Soiano e Polpenazze, dove ancora oggi corre una via a lui intitolata.

Le sue idee riformiste, mai nascoste nemmeno durante il fascismo, lo portarono in tarda età ad avviare un ambizioso programma di riforma agraria, poi completato dai discendenti. Omodeo fu uno dei primi nella zona tra Garda e Valle Sabbia ad adoperarsi per un miglioramento delle condizioni di vita dei braccianti agricoli, dotando i loro alloggi della possibilità di usufruire stabilmente di servizi e di energia elettrica generata da una mini-turbina idroelettrica da lui stesso ideata. Secondo la sua visione, un’autentica modernizzazione dell’Italia sarebbe potuta avvenire solo mettendo alla portata di tutti i benefici dell’innovazione tecnologica e rimuovendo forme ataviche di sfruttamento, di povertà e d’ingiustizia sociale.

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