Dollaro forte a dispetto della guerra dei dazi
di red.

Sui mercati valutari il Dollaro americano continua a mostrare una certa forza nonostante il perdurare di tensioni legate alla guerra dei dazi fra Stati Uniti e resto del mondo

 
Coloro che screditano il biglietto verde continuano a puntare il dito sulla crescita dei cosiddetti deficit gemelli, ovvero l’ampliarsi sia del debito pubblico che di quello commerciale.

Nel primo punto la causa è da ricercare nell’aumento della spesa federale combinato al rialzo dei tassi di interesse da parte della Fed e ai tagli fiscali voluti da Trump.
Nel secondo caso, la forza dell’economia a stelle e strisce e la disoccupazione ai minimi aumentano la domanda di beni importati.
Tutti elementi questi che dovrebbero far scendere il valore del Dollaro, mentre invece sta succedendo il contrario con eurusd sceso sotto quota 1.13, ai minimi da giugno 2017.

Ad indispettire Trump anche il rapporto di cambio tra Dollaro Renminbi cinese tornato a quota 7, il massimo da dicembre 2016, a conferma di come le misure protezionistiche non stanno producendo gli effetti sperati, ma piuttosto costringono il nemico cinese a svalutare.

Ma perché il Dollaro non si indebolisce? Le motivazioni sono diverse e proviamo ad elencarle di seguito:

1) la politica di normalizzazione dei tassi di interesse e l’inflazione stanno spingendo la Federal Reserve ad alzare il costo del denaro. Il prossimo aumento ci sarà a dicembre ed in questo modo la FED porterà il tasso ufficiale al 2.5%.
Considerando che la banca centrale europea (ma anche quella giapponese) hanno tassi negativi, l’ampliarsi del differenziale tassi è una carta a favore del Dollaro che diventa una moneta più remunerativa per un investitore obbligazionario;

2) il differenziale di crescita tra Stati Uniti ed altri paesi del globo rimane ampio. Questo elemento si nota nell’andamento divergente assunto dalle borse negli ultimi anni.
Quelle americane ai massimi storici nel corso del 2018, quelle emergenti ed europee con cali in doppia cifra.
Siccome gli investitori vanno alla ricerca delle società più profittevoli in termini di utili aziendali ecco che comprano Dollaro facendo scendere il valore di eurusd;

3) il rallentamento economico causato dalle guerre commerciali volute da Trump combinato al rialzo dei tassi ufficiali è veleno per le economie emergenti le quali sono costrette a svalutare per rimanere competitive.
Al tempo stesso le economie emergenti devono assistere con preoccupazione alla fuoriuscita di capitali che ritornano verso asset più sicuri come i Treasury o le azioni americane. Il cosiddetto flight to quality è da sempre un elemento favorevole al Dollaro;

4) le divisioni politiche all’interno dell’Europa, le divergenze tra Commissione Europea e Italia sui vincoli di bilancio, il rischio di elezioni politiche europee “populiste” a maggio 2019, sono eventi che zavorrano l’Euro.
Se a questo aggiungiamo un rallentamento economico vistoso in tutte le aree dell’Unione (soprattutto in quella Germania molto dipendente dal commercio internazionale) ed un’inflazione che rimane molto bassa costringendo la BCE a mantenere i tassi sottozero, ecco che l’attuale andamento discendente di eurusd tutto sommato appare corretto.

Le aspettative, quindi, per adesso non possono che essere a favore del Dollaro, che nonostante le mosse di Trump, resta per il momento la moneta che più di altre rassicura gli investitori.

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