Denunciati a Bione padre e figlio
di Salvo Mabini

Più di mille uccelletti "proibiti", quasi tutti già spiumati e congelati, alcuni ancora vivi e destinati a fare da richiamo per attività venatoria


 
Maxi-sequestro di fauna selvatica quello operato nella giornata di ieri dai militari delle Stazioni Carabinieri Forestali di Vobarno, Gavardo, Vestone e Bagolino.

Nel corso di una perquisizione delegata dal sostituto procuratore della Repubblica dr. Ambrogio Cassiani, eseguita in Comune di Bione a carico di un bracconiere del posto, i carabinieri forestali hanno infatti rinvenuto complessivamente 1.140 esemplari di uccelli selvatici particolarmente protetti dalla Convenzione di Berna, di cui oltre mille già spiumati e congelati.

A finire nei guai un 52 enne bionese che nelle scorse settimane è stato osservato di nascosto, intento nell'attività illecita, dai militari della Stazione Carabinieri Forestale di Vobarno.

I Forestali hanno infatti individuato nei boschi di sua proprietà 5 siti di trappolaggio presso i quali il bracconiere aveva installato ben 90 metri di reti da uccellagione nonché altri sistemi di cattura illecita come le gabbie a trappola per mammiferi.
In corrispondenza di tali siti, inoltre, erano state piazzate decine di gabbiette contenenti richiami vivi di specie selvatiche particolarmente protette (pettirossi, lucherini, crocieri e passere scopaiole), il cui scopo era di attirare i consimili affinché restassero impigliati nelle reti.

L’attività si è conclusa con il sequestro di tutti i sistemi di cattura illecita nonché l’avifauna viva e morta rinvenuta, in particolare 59 esemplari sono stati liberati sul posto, 12 esemplari verranno consegnati ad un Centro di Recupero Animali Selvatici in quanto non idonei all’immediata reintroduzione nell’ambiente naturale.
Insieme a questi verranno altresì consegnati i 1.069 esemplari congelati.

Gli uccelletti catturati erano destinati alla commercializzazione sia come alimento (ristoranti e/o privati) sia come richiami vivi per l’attività venatoria.
«Quest’ultimo caso - fanno sapere gli esperti -, costituisce ulteriore violazione della normativa in materia di tutela della fauna selvatica omeoterma, che vieta espressamente la vendita e l’acquisto di uccelli vivi o morti, nonché loro parti o prodotti derivati facilmente riconoscibili, anche se importati dall'estero».

Il bracconiere, privo di licenza di caccia, è stato pertanto deferito alla Procura della Repubblica presso il Tribunale Ordinario di Brescia per il reato di furto aggravato ai danni dello Stato.

Le indagini, infine, hanno permesso di appurare che anche il figlio 23enne era coinvolto in tali attività illecite.
«Il figlio, essendo titolare di licenza, è stato denunciato per il reato di cui all’art. 30 co. 1 lett. E+B della L. 157/1992» concludono i Forestali.


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